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 2016  maggio 22 Domenica calendario

«Molti costi e pochi vantaggi sul recupero di sovranità nazionale». Brexit vista da Lucrezia Reichlin

«La Gran Bretagna si illude se pensa di trarre vantaggi dal Brexit», dice Lucrezia Reichlin, concordando con la presa di posizione del G7. «Del resto rinunciare a una parte di sovranità è inevitabile in un’economia integrata a livello globale», afferma l’economista italiana, docente della London Business School ed ex direttore generale alla Bce, in questa intervista a Repubblica.
I ministri delle Finanze del G7 descrivono Brexit come “una minaccia per l’economia mondiale”: è d’accordo?
«Certamente, il Brexit creerebbe enorme incertezza nel breve periodo e l’incertezza indebolirebbe un quadro macroeconomico già debole».
Cosa rispondere a chi sostiene che la Gran Bretagna trarrebbe beneficio dall’uscita dalla Ue?
«La maggior parte degli studi dimostra che al contrario la Gran Bretagna avrebbe costi ingenti, soprattutto dovuti alla necessità di rinegoziare accordi sul commercio internazionale. Anche chi è fautore del Brexit ne è consapevole, ma pensa che al di là dei costi economici ci sarebbero dei vantaggi sul recupero di sovranità nazionale. Io penso che su questo la Gran Bretagna si fa delle illusioni. La Ue limita in modo minimo la sovranità su scelte importanti come regolamentazione del mercato del lavoro e tassazione. Inoltre, anche al di fuori della Ue, le nazioni hanno bisogno di accordi di cooperazione ed è un’illusione pensare che un Paese singolo rimanga completamente sovrano in un’economia integrata a livello globale».
L’immigrazione, cavallo di battaglia degli euroscettici, è un danno o un aiuto per l’economia britannica?
«La Gran Bretagna ha avuto enormi benefici dall’immigrazione e il flusso migratorio non viene solamente dalla Ue, quindi il problema, se si chiama problema, non è solo legato alla partecipazione all’Unione. Gli immigranti Ue hanno in media un tasso di occupazione alto e sono contribuenti netti alla finanza pubblica».
Trump vuole costruire un muro per tenere fuori gli immigrati dal Messico, in Europa si parla di muri analoghi contro i migranti, è concepibile non porre limiti all’immigrazione o devono esserci a tutela dei lavoratori interni?
«Il tema è molto complesso e va al di là del Brexit. Ci sono ancora enormi disparità di reddito nel mondo e per un cittadino di un Paese povero la migliore opportunità di innalzare il tenore di vita è emigrare in un Paese ricco. I flussi migratori continueranno nei prossimi decenni e devono essere regolati. L’immigrazione è una chance economica, ma l’integrazione è un tema complesso che non va sottovalutato anche nel contesto di società sempre più diseguali in cui una parte della classe media si sente schiacciata economicamente».
Che risultato si aspetta dal referendum?
«Sono molto preoccupata perché, al di là del tema economico, c’e’ un senso di sfiducia verso il progetto europeo e la gente voterà su questo. Credo che l’economia alla fine conterà poco».
Se la Gran Bretagna resterà nella Ue, diventerà un ostacolo a una maggiore integrazione? Si può fare un’Europa a due velocità?
«L’Europa dell’euro, se sopravvivrà, sarà inevitabilmente portata a un’integrazione più veloce, ma l’Europa a due velocità è sicuramente possibile».