la Repubblica, 22 maggio 2016
A Bari la solidarietà inizia dalla spesa
“Grazie per il vostro sostegno, lo utilizzeremo per supportare persone in difficoltà”. Il messaggio, su una strisciolina di carta arrotolata come un papiro, è dono per chi ha aderito alla “Social network”, la neonata rete di solidarietà del Comune di Bari contro la povertà. «La consegniamo a chi ha versato un contributo per le famiglie più bisognose», spiega Antonella Capriati, proprietaria di un negozio di detersivi nel borgo antico, proprio alle spalle della Basilica di San Nicola, sulla via dei turisti.
È partita solo da 10 giorni l’iniziativa per le famiglie più bisognose del territorio, ma conta già l’adesione di numerosi esercizi commerciali e due scuole, oltre ad alcuni privati. A spiegarla al cliente sono gli stessi negozianti: «Guardi, legga qui – richiama Antonella, indicando un coloratissimo salvadanaio di cartone, con la locandina – è per i più deboli, per chi non ce la fa ad arrivare a fine mese».
L’obolo, di qualsiasi entità, viene registrato sullo scontrino che viene infilato nel salvadanaio e che si trasformerà, poi, in acquisti di generi di prima necessità da distribuire alle famiglie già censite. «La gente si fida di te, se hai un minino di attenzione e dai garanzie personali. In queste cose ci devi mettere la faccia – sorride Roberto De Benedictis, proprietario di un locale specializzato in cocktail, sulla Muraglia che guarda il mare – Noi abbiamo già raccolto 80 euro, ma dal momento che non possiamo trasformarli in superalcolici, li useremo per acquistare beni alimentari da dare poi ai volontari del Centro ascolto famiglie».
Ed è proprio lì, nel Caf di Bari vecchia, dove si registra il più alto tasso di povertà, che si tengono le aste di beneficienza. Ci sono le signore della zona che, durante i laboratori, hanno realizzato borsette, quadri, bottiglie d’artista e accessori. E ci sono gli acquirenti, che pagano con pacchi di pasta, bottiglie d’olio, scatoli di cereali. Ci pensano gli operatori, poi, a distribuirli. Ma c’è anche un’altra possibilità, per chi non volesse limitarsi ad un’azione sporadica di volontariato. Con la “adozione di vicinato”, altra iniziativa promossa dal Caf e voluta dal Comune, si fa una scelta di sostegno periodico, adottando una famiglia che vive un momento di particolare difficoltà e si provvede, con una frequenza mensile, all’approvvigionamento di quanto necessario.
Di pari passo, in un mondo silente ed eterogeneo, fatto di chiesa e mondo laico, associazioni e semplici volontari, mamme e professionisti, si muove a Bari la macchina dell’assistenza. C’è la rete delle mense parrocchiali, gestite dalla Caritas ed organizzate in modo che gli oltre 150 senza tetto, fra italiani e stranieri, non restino mai a stomaco vuoto, provvedendo a cucinare per pranzo e cena.
C’è la somministrazione dei pasti per i clochard alla stazione, a cura di associazioni. Ci sono i dentisti che fanno informazione e curano gratuitamente i bambini, e i medici che accolgono chi non può pagare all’interno di un poliambulatorio. Cè il dormitorio e le docce, c’è il centro per padri separati, che oltre alla famiglia hanno perso anche la dignità, c’è quello per minori stranieri non accompagnati e per detenuti in permesso premio. «Con le “opere segno” – spiega il responsabile della Caritas, don Vito Piccinonna – vogliamo essere da sprone per la società civile, che si renda partecipe». Concetto condiviso dall’assessore comunale al Welfare, Francesca Bottalico: «Con il taglio dei fondi, è necessario ripartire dalla comunità, dal mutuo aiuto tra famiglie, con il coinvolgimento delle imprese. Vanno rotte le spirali dell’assistenzialismo, dando autonomia alle persone».