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 2016  maggio 22 Domenica calendario

Aspettando la lista ufficiale dei passeggeri gli inquirenti indagano su sette membri dello staff, su alcuni nomi sospetti per terrorismo e su quel post premonitore che una delle hostess pubblicò su Facebook

Tre giorni dallo schianto, e ancora non c’è una lista ufficiale dei passeggeri. «La consegnermo stasera», dice un portavoce della compagnia EgyptAir mostrandola per pochi istanti nel pomeriggio. A sera fatta la versione cambia: «Il ministero dell’Aviazione civile ha bloccato la diffusione». Ancora segreti. Ma la lista che circola su internet è autentica, anche se sono i posti assegnati prima del check-in e può differire da quella ufficiale che la compagnia nega. Fonti ufficiose negano che la lista dei passeggeri contenga sospetti per terrorismo, ma i segreti ufficiali aprono la strada a speculazioni che si rincorrono in rete e sui social, e si concentrano su due nomi: Abdulmohsen Al Mutairi ha lo stesso cognome di due jihadisti rilasciati a Guantanamo, Nasser e Khalid Al Mutairi; il secondo, Aboulaban Salaheldin, ha lo stesso nome e cognome che compare in una lista di arrestati in Siria come mebri del gruppo terrorista Hizb ut-Tahrir, legato all’Is. Un’omonimia e un cognome neppure raro, ma chiedere una smentita alla compagnia è parlare al vento: il presidente e il vicepresidente non replicano.Per i parenti delle vittime, intanto, sono i giorni del dolore pubblico. Il venerdì santo islamico è trascorso con le preghiere nella moschea Al Sadeq, coi familiari dei due piloti e del resto dell’equipaggio. Tutti tranne Yara. Il suo giorno era ieri, il sabato nella Chiesa di Maria Vergine a Nasser City, Cairo Est: i fiori bianchi sotto il suo ritratto, la mamma devastata dal dolore. Il fratello Rami immobile, mentre papà accoglie la processione dolente dei colleghi e degli amici. Aveva 25 anni, Yara. Bella come i fiori che riempiono la chiesa, era la più giovane e l’unica cristiana tra i membri dell’equipaggio del volo MS804. «Una persona meravigliosa», dicono le amiche velate che portano le condoglianze alla famiglia. «Nessun membro di quell’equipaggio può aver fatto precipitare l’aereo», giurano. Eppure sono i loro sette nomi i primi su cui puntano la lente d’ingrandimento gli inquirenti francesi che collaborano con gli egiziani. Lo conferma da Parigi una fonte molto qualificata, specificando che intendono vederci chiaro anche sul post inquietante pubblicato su Facebook da una delle hostess, Samar Ezz Eldin, con un’assistente di volo che esce dall’acqua davanti a un aereo inabissatosi in mare. Un segno premonitore o qualcosa di più?Nel pomeriggio, a metà tra le due veglie delle 12 e delle 19, un gruppo di hostess con gli occhi gonfi è nella hall del Novotel, tra i parenti delle vittime. «Non sai quanto le piacesse viaggiare e quanto amasse il suo lavoro, guarda qui», dice una di loro mostrando il Facebook di Samar. Da “amica”, ha accesso a tutti i contenuti: l’ultimo è del 18 maggio, ore 01,19, un giorno esatto prima di inabissarsi. Samar è atterrata nella Ville Lumière, posta una mappa google e ci mette un cuoricino rosso: “Parigi!”. «Hanno scritto che non sapeva nuotare, e che ha pubblicato quel post scrivendo che sarebbe morta in mare? Tutte stupidaggini: ho fatto con lei i tre mesi di corso quando siamo state assunte, due anni fa, e ci facevano tuffare in acqua vestite. Quell’immagine è solo una delle tante scaramantiche che tutte pubblichiamo, come questa: cabin crew dosent’t die, they are flying to high». L’equipaggio non muore mai, vola troppo in alto.