Corriere della Sera, 22 maggio 2016
Commento alla Coppa Italia di Mario Sconcerti
La Juve non ha meritato ma ha vinto, inutile discutere cosa valga di più tra le due ambizioni. Né la Juve di adesso poteva essere una squadra capace di dominare. Troppo lunga la vacanza, troppo importante il risultato. Così alla fine tutto torna, come un’ellisse che diventa cerchio, ognuno potrà difendere i propri diritti. La morale è che il Milan chiude con una piccola bellezza reale la sua stagione peggiore. E la Juve conferma la sua diversità italiana, il saper gestire la gara fino all’ultimo minuto. Cuadrado (cross) e Morata (gol) erano due acquisizioni ulteriori, quasi fuori partita. La Juve aveva di più, ha giocato lentamente le sue carte e alla fine ha avuto fortuna. Ma aveva di più. Il Milan ha dato tutto senza che niente sia bastato. Capita a chi alla fine ha meno. La partita è stata giocata bene dal Milan. La sorpresa di Brocchi è stato qualcosa di previsto, grande corsa, aggressione, inserimenti di Bonaventura, Calabria e Poli, finché il respiro ha retto. Dopo è stata una deriva ragionata, mai troppo pericolosa, solo un ritmo più lento. La Juve era lontana da se stessa, Lemina piuttosto evasivo, Pogba involuto, Dybala con una potenzialità accesa ma quasi mai espressa. Non è stata la Juve della grande rimonta, è stata come sempre molto calcolata ma senza l’estro dell’artista. Correndo molto, approfittando soprattutto della fascia destra, il Milan l’ha messa spesso in difficoltà (Calabria) anche senza fare una paura esagerata. Allegri in realtà non ha mai avuto un centrocampo vero, ha avuto dei solisti che non si conoscevano e aspettavano ognuno il numero dell’altro. Il Milan è stato più squadra. Non ha sorpreso la corsa, hanno sorpreso la continuità e l’ordine. Peccato che Bonaventura sia calato troppo presto e Honda sia andati solo a sprazzi. Credo però che Allegri avesse previsto e scelto una gara con un lungo avvio del Milan. Non ha mai pensato di poter vincere con la squadra iniziale. Ha aspettato lo sfinimento del Milan per cambiare i protagonisti delle fasce e alzare la Juve. Non deve meravigliare, la Juve raramente è stata più forte subito. Stavolta aveva solo meno voglia di giocare, come previsto. Chi va in licenza perde il ritmo della guerra, specialmente se pensa di averla già vinta.