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 2016  maggio 23 Lunedì calendario

Mentre Bezos vuole dare spazio ai piccoli imprenditori, quelli sconosciuti

La guerra non riguarda più solo gli utenti. E nemmeno i grandi marchi. La battaglia in corso tra i colossi della Silicon Valley ora mira a conquistare le piccole e medie imprese. Quelle sconosciute, quelle locali. Quelle che prima del web distribuivano con difficoltà e adesso, grazie alle principali piattaforme social, possono provare a lanciarsi in contesti potenzialmente illimitati. Chi riuscirà a portarle dalla propria parte, facendole diventare l’ideale testa di ponte per trasformare gli utenti in fedeli clienti?
Le strategie
Facebook ha puntato su di loro da un po’, ma l’entrata in campo di Amazon rischia di scombinare i piani di Mark Zuckerberg. Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal l’azienda di Jeff Bezos (che definire una società di ecommerce, ormai, sarebbe riduttivo) starebbe per annunciare un nuovo servizio di distribuzione basato sui private label. Una serie di piccoli marchi, in arrivo da produttori sconosciuti, che farebbero capo direttamente all’azienda e che sarebbero pronti per mettere sul mercato una serie di prodotti che con i libri, business originario di Amazon, non avrebbero niente a che fare. La testa americana, anzi, ne cita di ben diversi: noccioline, spezie, tè, caffè ma anche pappe per bambini e vitamine, prodotti per la casa. Sarebbero divisi in diverse linee di prodotto, almeno quattro stando alle indiscrezioni: Happy Belly per il cibo in generale, Wickedly Prime per gli snack, Presto! per i prodotti per la casa e Mama Bear per quelli destinati ai bambini.Il servizio dovrebbe partire entro fine giugno ed essere disponibile, in un primo momento, solo per i circa 50 milioni di iscritti al servizio Prime, che con Fresh già si occupa di recapitare ai clienti frutta e verdura fresche. La mossa di Bezos è chiara: offrendo ai suoi clienti sempre più prodotti mira a trasformare Amazon in una sorta di supermercato online. Per farlo, deve convincere le aziende a puntare sulla sua piattaforma. Stesso obiettivo che ha anche Facebook, che grazie alle pagine fan si è sempre presentato come la vetrina ideale per le aziende che vogliono far affari a costo zero (o quasi, visto che per migliorare la propria visibilità bisogna investire in una serie di strumenti a pagamento). L’approccio è diverso, certo: Bezos guarda alla produzione, Facebook alla distribuzione. Ma lo scopo è lo stesso: far sì che la propria piattaforma diventi la prima a venirci in mente quando dobbiamo comprare qualcosa.
Le carte
Entrambe le società hanno carte diverse da spendere. Amazon, lanciata nel 1994, è la pioniera del settore dell’ ecommerce ed è già, da anni, la prima che ci viene in mente quando decidiamo di comprare qualcosa online. Bezos non ha mai riposato sugli allori, però: dalle consegne in tempi sempre più brevi al servizio di prodotti freschi, passando per i droni trasformati in postini, il patron di Amazon ha sempre cercato di spingere un po’ più in là la frontiera dell’innovazione, al punto che a volte è stato considerato anche visionario al limite del futuristico. Con qualche scivolone. Come successe nel 2014 con la linea Elements, il primo tentativo (fallito) di sbarcare nel mondo dei private label. Finì male: Elements, che distribuiva pannolini, fu stoppata a poche settimane dal lancio a causa, spiegarono dall’azienda, di difetti di progettazione del prodotto. Un rischio che l’azienda corre anche ora, soprattutto per quanto riguarda le linee di distribuzione di prodotti alimentari che devono anche passare i controlli di qualità. Ma se invece passassero indenni test e riuscissero a far breccia nelle abitudini di acquisto degli utenti, come Bezos si augura, le nuove linee non farebbero altro che migliorare e aumentare i servizi di Prime spingendo sempre più clienti ad aderire al servizio (che costa 99 dollari l’anno).E Facebook? Il social più grande del mondo ha dieci anni meno del rivale e si porta dietro il «peccato originale» di essere considerato soprattutto un social network. Anche se, ormai, è soprattutto un’azienda tech solida e dagli interessi più disparati, dalla realtà virtuale all’editoria passando per i droni e per la diffusione di internet nel mondo. Di recente, grazie ai servizi automatizzati di chat bot disponibili sulla sua piattaforma di messaggistica Messenger, ha introdotto anche la possibilità di dialogare con le aziende che possono proporre servizi ad hoc, dal check in dei voli alla richiesta di informazioni nell’ambito del customer care. In futuro, però, si andrà oltre: l’obiettivo di Zuckerberg è permettere anche l’acquisto di prodotti tramite le sue piattaforme. Magari proprio tramite chat bot.
Per il momento la vetrina per presentarli al meglio già c’è: è il social fotografico Instagram, dove le aziende stanno sbarcando in massa per pubblicizzare i propri prodotti con immagini e video. Il tasto like per segnalare che un prodotto ci piace già c’è, ora si tratta solo di potenziare la piattaforma in modo da poter presto aggiungere anche il buy.