Corriere della Sera, 23 maggio 2016
Caro Conte, non dare troppa importanza alla condizione fisica. Consigli da Mario Sconcerti
Fossi Conte non darei troppa importanza ai test fisici di questi giorni. È un errore in cui cadde due anni fa anche Prandelli, in cui cadono spesso i commissari tecnici molto allenatori. Sono giustamente perfezionisti, hanno in testa un viaggio di molti mesi, cercano un gruppo sano sotto tutti gli aspetti. È un buon intendimento, ma si direbbe il minimo, non quello determinante per le scelte.
Un Mondiale, un Europeo, sono tornei di poche partite, basta anche una copertura atletica sufficiente, nessun giocatore arriva a giugno-luglio in buone condizioni fisiche, sono tutti stanchi. La differenza viene dall’importanza delle partite, sono golosità nervose, occasioni di carriera quasi uniche, cioè soldi, quindi moltiplicatori spontanei. Faccio un esempio: Pavoletti non è andato bene nei test di questi giorni. Non è al meglio della condizione, ma è centravanti di grande rendimento, ha segnato anche l’altra domenica. E dovrebbe giocare non domani ma fra venti giorni. Il giudizio se farlo entrare o meno nella lista deve essere molto più tecnico che di condizione attuale, molto più personale che frutto di esami di gruppo. Nessuno arriva al Giro d’Italia con già la salute per vincerlo. La condizione si trova in corsa o non si trova. Per questo deve decidere Conte da solo, con la sua esperienza e i suoi umori.
L’altra incognita del viaggio è la capacità di tenere un gruppo per quaranta giorni. Conte non lo ha mai fatto. I lunghi ritiri spesso dividono, creano insofferenza reciproca, anche grandi amicizie improvvise, ma molto dipende dalla tensione che gira nell’aria. Conte è uno teso di mestiere, bravissimo, competente e vagamente fissato sull’ordine e le motivazioni. È un cerino che brucia da due parti, forse non l’ideale per distendere. In compenso, tecnicamente non c’è uno migliore di lui. Ci sono semmai squadre più forti della nostra, ma questo è un argomento ancora acerbo.
La qualità dei giocatori a questi livelli va sempre abbinata alla personalità, alla capacità di confrontarsi con avversari internazionali. Di Natale per esempio è stato un fuoriclasse in Italia ma ha dato pochissimo fuori. Paolino Pulici, per andare ad altre epoche, era un altro di quel genere. È questa mentalità da grande competizione che copre le distanze, Conte dovrebbe essere in grado di darla. Per ora non si può chiedere di più.