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 2016  maggio 23 Lunedì calendario

Cos’è l’indice Gini e perché è importante

Si fa presto a dire disuguaglianza. Già difficile dire «eguaglianza in che cosa», come si chiedeva Norberto Bobbio negli anni novanta, prima che le differenze esplodessero per una delle più gravi crisi dei tempi moderni.
Ieri Dario Di Vico in «Le nuove disuguaglianze che rallentano l’Italia» ha posto l’accento sulle diversità che si nascondono dietro questa idea. Ci sono molti modi per indicare la disuguaglianza (di reddito, economica, di genere), ma a ricomprenderli tutti è quella sociale, maggiormente percepita poiché varia in relazione alla qualità della vita nei singoli paesi, ora che – per effetto della globalizzazione – sono diminuite le differenze «esterne» fra gli Stati e sono aumentate quelle «interne».
Le statistiche aiutano a capire, ma non sono sufficienti. A misurare la disuguaglianza in maniera oggettiva ha contribuito un italiano, Corrado Gini (1884-1965), demografo, economista e sociologo che partecipò alla fondazione dell’Istat e, su nomina di Mussolini, ne fu il primo presidente dal 1926 al 1932. Il suo «indice» è ancora attuale: è andato a sostituire altre stime che si basano sulla quantità di reddito prodotta, quali il reddito pro-capite o il Pil, misurando la concentrazione di ricchezza e la sua iniqua distribuzione: graficamente è rappresentato dall’area che separa la linea retta della perfetta ripartizione del reddito (A) rispetto alla popolazione, usando la curva di Lorenz (B), che ne indica invece l’effettiva distribuzione.
L’area (C) che si trova tra la retta e la curva dà la misura della disuguaglianza: l’indice va da 0 a 1, dove il valore 0 indica una distribuzione equa della ricchezza, mentre valori che si avvicinano a 1 indicano la massima disuguaglianza. Maggiore è l’area, corrispondente a una curvatura più marcata, e maggiore è la disuguaglianza. Gli assi cartesiani del grafico indicano, sulle ordinate, la quantità della ricchezza, mentre sulle ascisse il numero degli abitanti. La retta ascendente mostra perciò il valore ideale di una perfetta corrispondenza tra la ricchezza e la popolazione: a mano a mano che cresce il numero degli abitanti, aumenta in proporzione la somma dei redditi.
L’indice di Gini completa, rende visibile ed esportabile a confronto di altre realtà, la disparità della distribuzione della ricchezza. Può così accadere che si abbia una curva panciuta adagiata quasi sulla linea orizzontale (le ordinate), la cui massima concentrazione mostra come la ricchezza sia nelle mani di un’élite privilegiata, mentre alla maggioranza della popolazione restino sole le briciole: il famoso «Siamo il 99%» che è divenuto lo slogan del movimento Occupy Wall Street.