Corriere della Sera, 23 maggio 2016
Il voto in Austria sarà deciso oggi per corrispondenza
Mai gli austriaci avrebbero immaginato di finire nell’incertezza politica. Ci sono pienamente e in modo per nulla noioso. Il ballottaggio per decidere chi sarà il prossimo presidente, soprattutto per stabilire se sarà un esponente di estrema destra, avrebbe dovuto dare il suo verdetto ieri, dopo che alle 17 si sono chiuse le urne. Invece, l’incertezza rimane e sarà dissipata solo oggi quando, oltre ai voti espressi direttamente ai seggi, saranno contate anche quelli inviati per posta, 885 mila.
La giornata, ieri, è stata segnata da sorprese a ripetizione e anche la situazione di questa notte è del tutto contraddittoria. I voti contati direttamente e comunicati dal ministero degli Interni danno Norbert Hofer, il candidato del Partito della Libertà (Fpö), di estrema destra, al 51,93% e il candidato indipendente, ex verde, Alexander Van der Bellen, al 48,07%. I sondaggisti hanno però anche fatto le proiezioni sulle opinioni di chi ha votato per posta e indicano che il risultato potrebbe cambiare: Van der Bellen sarebbe in vantaggio di circa tremila voti. Pochissimo, i margini di errore ci sono. Infatti, nessuno ha dichiarato vittoria e i due candidati hanno detto di aspettare lo scrutinio di oggi.
Subito dopo le 17, gli exit poll hanno prima dato in leggero vantaggio l’esponente di destra, successivamente hanno segnalato il recupero del verde e poi il sorpasso, infine il pareggio 50-50. Uno degli elementi di dibattito, ieri sera, verteva sulla domanda se l’Austria sia un Paese «diviso» oppure «polarizzato». La questione sembra da poco. Occorre però tenere conto della forte politicizzazione di questa elezione presidenziale in un Paese abituato da decenni a non avere sostanziali novità nel quadro politico.
Al primo turno, infatti, Hofer aveva scioccato tutti, anche in Europa, con il suo 35%. E questo aveva aperto una discussione senza precedenti, che si può riassumere così: sarà l’Austria il primo Paese europeo ad avere un capo dello Stato che appartiene a un partito i cui fondatori erano nazisti (e che poi è evoluto)? Lo choc ha portato il primo ministro Werner Faymann, socialdemocratico a capo di una Grande Coalizione con i Popolari, a dimettersi, sostituito dal capo delle ferrovie Christian Kern. E ha mobilitato anche molti elettori che spesso non vanno alle urne, tanto che ieri il 72% di votanti è una quota superiore a quella del primo turno (di solito in Austria succede il contrario). Risultato, Van der Bellen, che partiva dal 21% dei voti è riuscito a rimontare 14 punti e sostanzialmente a pareggiare.
Entrambi i possibili nuovi presidenti ieri hanno detto che saranno i rappresentanti di tutti gli austriaci, che si tratta di riunificare il Paese e che lo sforzo andrà fatto da entrambe le metà. Hofer ha anche voluto precisare che è «assurdo» considerare il suo Partito della Libertà di estrema destra.
Se all’Hofburg, il palazzo presidenziale di Vienna, entrerà Hofer oppure Van der Bellen non sarà però indifferente. Il primo potrebbe usare la sua posizione, che gli dà il potere di sciogliere il governo, per favorire il suo partito e andare a elezioni per il parlamento prima della scadenza della legislatura, nel 2018. Il secondo potrebbe usarla per cercare di bloccare l’avanzata della destra.
La cosa certa è che al vertice delle istituzioni austriache salirà l’uomo di movimenti considerati antisistema, uno di destra l’altro di sinistra. Del tutto fuori quelli che sono stati i pilastri della politica dalla fine della Seconda guerra mondiale, i socialdemocratici e i popolari, i cui candidati, sommati, al primo turno hanno raccolto meno del 23% sommati. Come in molti Paesi europei, il panorama politico sta cambiando radicalmente e i vecchi equilibri non tengono più.
Il voto di ieri era guardato con trepidazione dalle cancellerie europee. Se un movimento radicale di destra come il Partito della Libertà conquistasse la presidenza a Vienna, tutta la galassia politica populista ne trarrebbe energia e in più una posizione politica finora ritenuta marginale inizierebbe a diventare mainstream, ufficiale e riconosciuta. Berlino, in particolare, è molto attenta. Dovranno tutti però trepidare almeno qualche ora.