il Fatto Quotidiano, 20 maggio 2016
Pedopornografia, scatti e video rubati: benvenuti nella “Bibbia” del web
Venti dollari a chi mi trova il link de La Bibbia 3.0”: post del 13 maggio 2016. Mentre sul web già era possibile reperire La Bibbia 3.0, il maxi archivio di oltre 3 giga e contenente almeno 10 mila file tra foto e video pornografici, nella darknet (la parte di internet dove non arrivano i normali motori di ricerca e dove è più facile essere anonimi) qualcuno già dava l’allarme. “Ricordo a chiunque, che si tratta anche di materiale pedopornografico, quindi, i rischi sono quelli che sono. Sconsiglio di scaricarlo, con tutti gli account premium di Brazzers che avete (è noto sito porno americano ndr)perché non vi accontentate?”.
Non c’è risposta. Qualcuno invia La Bibbia 3.0 per messaggio privato, in molti passano alla supplica: “Perché non la ‘pulite’ e la postate?”. Ripulire significa rimuovere tutte le immagini di preadolescenti, adolescenti e minorenni. Se capitano, anche bambine. “Sono 3,5 giga di materiale – dice Muster – chi vuoi che si metta a fare un’operazione del genere?”.
Nei forum e nelle chat: genesi del maxi archivio
Nessuno. La Bibbia è così finita in rete con tutto il suo bagaglio pedopornografico. Ma non è la prima volta. In questi giorni se n’è parlato tanto perché alcuni media l’hanno tirata fuori (da Il Giornale a QN-Il resto del Carlino) nella sua versione 3.0, disponibile liberamente in rete grazie all’intercessione di utenti che si fanno chiamare “Gesù Cristo, Pietro e Paolo”. Ma di Bibbie ce ne sono state almeno altre due, poi incluse in questa. Dentro, sia immagini di sesso tra adulti che pedopornografia, soprattutto ragazzine di 14-15 anni. Finirci, anche inconsapevolmente, è molto facile. In un forum, riusciamo a ricostruire la genesi di un archivio simile: l’origine è nel 2014, ma la discussione è ancora attuale. L’idea parte da un utente, nella sezione dedicata al sesso: “Mi piacerebbe avere una raccolta di materiale esclusivamente italiano – dice – Un po’ di tutto: materiale originale, rubato dai Pc, filmati nella vita privata, estorto con il ricatto, rubato, delle ex, ragazze ubriache. Insomma, tutto quello che riuscite a immaginare”. Arrivano subito un paio di video. “In uno c’è l’ex ragazza di un mio amico, nell’altra la mia vicina di casa”, scrive chi li posta. Circolano nomi e cognomi, provenienza, età. Vogliono sapere chi siano le persone rappresentate, fanno controlli incrociati sul web e sui social network. Tutti ringraziano e ricambiano. Le foto di conoscenti, di amiche di amici, di ex fidanzate. Sono decine e non si può dire con certezza che le persone raffigurate siano davvero maggiorenni. Poi arrivano i link de La Bibbia 1.0 e 2.0. Qualcuno li cancella, si sa che contiene immagini di minorenni. Ma chi ha potuto li ha già messi da parte. E l’archivio si allarga, anche “sporcandosi”, come dicono nei forum.
Alla ricerca di materiale “vero e fresco”
C’è collaborazione, ma anche dedizione: “Forse arrivo tardi – scrive Lyres –, ma anch’io avrei ‘qualcosina’ per contribuire alla causa. Mi diletto con le microcam nascoste nei bagni, prevalentemente pubblici ma anche università e uffici, al 70 per cento italiani (viaggiando molto ho anche ‘produzioni’ internazionali). Naturalmente c’è di tutto, non posso fare la selezione all’ingresso. I video andrebbero montati, ma la cosa mi richiederebbe un mare di tempo”. Per racimolare materiale, qualcuno consiglia di utilizzare software spia da installare nei Pc delle vittime. “Con quelli basta attivare la loro webcam dal tuo computer: così potrai spiare le tue amiche in qualsiasi momento”.
I digitale si moltiplica: basta una foto
Secondo quanto raccontato da Qn, un papà della provincia di Modena avrebbe scoperto nel computer della figlia minorenne una cartella contente foto che “caricava nel grande archivio de La Bibbia”. E lo avrebbe scoperto vedendo lievitare il conto della postepay della ragazzina, la carta di credito ricaricabile. O ancora, c’è la testimonianza di una ventenne che in quelle immagini ha ritrovato le foto hard inviate sei anni prima, quando aveva 14 anni, al suo fidanzatino dell’epoca.
Al Fatto Quotidiano lo avevano raccontato, qualche tempo fa, le psicologhe che affiancano la Polizia Postale nelle operazioni contro la pedofilia sul web per dare sostegno agli agenti e alle vittime. Le ragazzine e le adolescenti spesso non si accorgono della portata delle loro azioni: inviano scatti e video su Facebook, Whatsapp, Telegram e Instagram. Si fidano di utenti che non conoscono e non si rendono conto che una foto, una qualsiasi immagine digitale, in una manciata di secondi si può moltiplicare all’infinito. E rintracciarla diventa impossibile. “Non parliamo di materiale che si vende o si compra – spiega Ertel, che ha collezionato tutte le edizioni di questo archivio – Sono file che ci si scambia per spirito di condivisione. Certo, ci sono ragazzine che magari vendono i loro scatti, è una pratica vecchia. Ma ci sono anche compagni di scuola che si scambiano i video delle loro prime esperienze, fidandosi e senza sapere dove vadano a finire”. Prima c’erano gli mms, poi i siti e i forum. E oggi si è passati alle chat come Facebook o Whatsapp. Rintracciare i responsabili della raccolta di oltre 10mila foto è un’impresa titanica. Si può risalire all’ultimo che l’ha condivisa, ma è difficilissimo risalire al primo. Almeno, non tramite il web.
Pedofilia, tra superficie e profondità
Nessun orco cattivo, quindi “Quelli – mi dice Ertel – li trovi ben nascosti. Spesso nella darknet. Tutto questo materiale che include minorenni è un gran favore ai pedofili. Ma c’è di peggio”. La darknet è piena di foto di preadolescenti e bambine. E bambini. “Nessun pedofilo farebbe mai il passo falso di esporsi tanto – dice Ertel – Ma se dovessero riuscire a prenderne un paio, ne sarei davvero, davvero felice”.