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 2016  maggio 20 Venerdì calendario

Tutti gli sponsor della Pinotti, ministro caduto in disgrazia

I rapporti con Matteo Renzi, mai idilliaci, si sono incrinati; la navigazione difficile nel mare delle battaglie interne alle Forze Armate – e alcune prese di posizione sulla riforma del settore – le hanno inimicato un po’ di stellette: periodo non facile per il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Ciliegina sulla torta: l’indiscrezione secondo cui, alla firma tra Kuwait e Finmeccanica del contratto per la vendita di 28 caccia Eurofighter, avrebbe ricevuto in regalo due gioielli per le figlie e un Rolex. Lei ha smentito. La vicenda, ancora in attesa di un chiarimento definitivo, non l’ha certo avvantaggiata nella relazione con Renzi.
“I rapporti con Palazzo Chigi sono buoni”, dicono nel suo staff. Ma la percezione nei palazzi romani è assai diversa. Il casus belli è stata la gestione dell’eventuale intervento libico: “Siamo pronti a mandare almeno 5000 uomini in Libia”, disse il ministro il 15 febbraio 2015 al Messaggero. In quell’occasione, Renzi la riprese duramente davanti a terzi. Ma lei, sull’eventualità di mandare truppe sul campo, è sempre stata più possibilista del premier. Fa parte del suo ruolo e, peraltro, anche il premier in certi momenti è sembrato pronto a mettersi l’elmetto. Forse contano anche i buoni rapporti del ministro con gli Stati Uniti, in primo luogo con l’ambasciatore in Italia John Phillips, l’uomo che a marzo ha dettato gli ordini di Washington a Renzi sulla Libia: “L’Italia potrà fornire fino a 5mila militari”. Come diceva Pinotti.
La ministra ha peccato almeno di imprudenza, stando alle categorie renziane: tanto è vero che il premier ha affidato la gestione operativa e comunicativa dell’operazione a Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri, più allineato. La politica estera è una cosa che vuole per sé. Pinotti rischia il posto? Molti lo pensano, ma non è detto: la sua nomina alla Difesa non è certo avvenuta per caso o per capriccio.
Nella legislatura precedente era presidente della commissione Difesa della Camera e da lì ha portato con sé uno sponsor non da poco: il potente generale Rolando Mosca Moschini, ben visto dagli statunitensi e, nonostante i 76 anni, ancora segretario del Consiglio Supremo di Difesa. Carica che, durante il regno di Giorgio Napolitano, sommava a quella di consigliere militare del Colle: Sergio Mattarella, invece, ha nominato suo consigliere Roberto Corsini.
Fu proprio Napolitano a caldeggiare la nomina della Pinotti a Renzi. Durante la gestione di Re Giorgio, dunque, la ministra aveva un asse privilegiato con un presidente della Repubblica più interventista e più attento alle Forze armate di quanto non sia Mattarella. Tra gli “amici” di Roberta Pinotti, poi, va annoverato anche Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa: è una rete che conta molto anche adesso, seppur meno di prima.
Accanto agli sponsor politici e militari, la ministra può contare su rapporti storicamente solidi con Finmeccanica e Fincantieri, aziende centrali per il settore della Difesa. Lei è genovese e queste imprese in Liguria hanno la stragrande maggioranza dei loro stabilimenti: non solo la filiera Pci-Pds-Ds ligure – di cui Roberta fu giovane dirigente – intrattiene da sempre rapporti privilegiati con le grandi aziende del territorio. Forse non a caso, da sottosegretario dell’allora ministro della Difesa Mario Mauro, chiese più volte la delega ai rapporti con le aziende.
Anche con lei al ministero il settore della Difesa non è rimasto a secco: 5,4 miliardi nella legge di Stabilità 2014 per la costruzione di navi militari a Fincantieri e Oto Melara. Negli stabilimenti liguri. E nell’ultima manovra altri 5,6 miliardi per armamenti.
Insomma, ce n’è abbastanza perché il premier non possa disporre di lei. Esiste una dialettica. La Pinotti ha varato ad aprile 2015 il Libro Bianco della Difesa, operazione ambiziosa che dovrebbe ridisegnare il volto delle Forze armate. Più di un anno dopo, non ci sono i decreti: a causa delle liti tra i vari corpi armati, pare, ma anche del fatto che Renzi (che pure l’ha voluto) non lo sta sponsorizzando.
A fronte di questo, vanno pesate le ultime nomine: su proposta della stessa Pinotti, il suo capo di gabinetto, l’ammiraglio Valter Girardelli, è stato nominato capo di Stato maggiore della Marina. A giugno succederà all’ammiraglio De Giorgi, implicato nell’inchiesta di Potenza su Tempa Rossa. Per restare al capitolo guerra nei corpi armati: Pinotti a fine 2015 si schierò contro il capo di Stato Maggiore, Pasquale Preziosa, accusato di voler bloccare la carriera del generale Carlo Magrassi avendolo dichiarato inidoneo al volo per motivi di salute. Sulla vicenda esiste un’inchiesta della Procura militare di Roma. Più interessante è che Magrassi sia amico di Luca Lotti e nel frattempo sia diventato prima consigliere militare del premier, poi segretario generale della Difesa. Ma se così Pinotti ha guadagnato qualche punto tra i renziani, s’è fatta qualche nemico tra i militari.