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 2016  maggio 20 Venerdì calendario

La gloria di Francesco Giuseppe

Il Kaiser Francesco Giuseppe è un mito dell’Austria Felix. A Vienna ci si prepara a celebrare i cento anni dalla morte, avvenuta il 21 novembre del 1916, nel Castello di Schönbrunn dov’era nato nel 1830. Quasi un anno di eventi con la speranza di attrarre milioni di turisti. In realtà Franz Joseph fu un sovrano men che mediocre, come politico e come uomo.
E guidò il suo impero alla rovina rimanendo ciecamente attaccato al passato, senza comprendere le istanze dei suoi sudditi che pretendeva di amare, e il mondo che cambiava. Non comprese e non amò neppure la moglie, Elisabeth, trasformata nella leggiadra Sissi, quella cinematografica di Romy Schneider, e neppure l’unico figlio Rudolph, che si tolse la vita a Mayerling.
Eppure il popolo amava, al di là dei meriti, il vecchio imperatore che vegliava sulla sua Austria. Ore prima dell’alba, si accendeva la luce nel suo studio alla Hofburg, e i passanti sapevano che il sovrano era al lavoro. Si ama e si celebra il Francesco Giuseppe dei romanzi di Joseph Roth, la Cripta dei Cappuccini o la Marcia di Radetzky, sempre pronto a ricevere in udienza chi avesse bisogno di aiuto. Lo scrittore lo descrive alla battaglia di Solferino, giovane e impetuoso, esporsi al fuoco del nemico. Ma Franz Joseph il 24 giugno del 1859 perse la battaglia decisiva contro francesi e piemontesi perché volle guidare personalmente il suo esercito, si impose ai generali, e commise errori imperdonabili, dividendo le forze, e tenendo i cannoni in seconda linea. Particolari senza importanza per chi preferisce la leggenda del romanzo alla storia. La Cripta dei Cappuccini viene visitata ogni anno da oltre 200 mila turisti, forse sempre grazie al romanzo di Roth.
Francesco Giuseppe nel suo lungo regno non vinse mai una guerra. Sfidò la Prussia a Sadowa il 3 luglio del 1866 e perse. Fu il pragmatico Bismarck a frenare le divisioni prussiane che avrebbero potuto conquistare Vienna: non conveniva infliggere un colpo mortale all’impero di Francesco Giuseppe. A Mayerling, il figlio Rudolph non si uccise per amore della diciassettenne Vetsera. Inscenò la tragedia romantica per occultare il suo fallimento: il padre lo teneva lontano, e non ascoltava i suoi consigli. Il principe ereditario progettava di trasformare l’Impero in una federazione, in certo qual modo quasi una Unione europea dell’est, in anticipo sui tempi. Sarebbe stata la giusta risposta alle istanze nazionalistiche dei vari popoli, dai Balcani all’Italia.
La storia non si fa con i se, ma se il Kaiser avesse dato ascolto al figlio forse la fine dell’Impero sarebbe stata evitata, o rinviata. E con essa anche la guerra del ’14. Chissà. Ebbe parole crudeli per il figlio, e anche per il nipote Francesco Ferdinando ucciso a Sarajevo, punito da Dio, secondo lui, perché aveva sposato la donna che amava, nobile ma non di sangue reale.
Di questo sarebbe di cattivo gusto parlare durante le celebrazioni: a Schönbrunn è stata allestita la mostra principale (fino al 27 novembre). Si potrà avere un’idea della vita privata del sovrano e della sua corte. Sempre secondo il mito, il Kaiser era un uomo parsimonioso, ma le sue divise ornate di fregi d’oro costavano un patrimonio, e solo per il parrucchiere spendeva in un anno quattro volte lo stipendio di un funzionario d’alto rango. Un allestimento diviso per settori: Franz Joseph come soldato, come cattolico, come uomo politico. E gli austriaci non dimenticano gli affari: per attirare i turisti, non si dimenticherà il Franz Joseph privato, il Kaiser e le donne, le amanti Anna Nahowski e Katarina Schratt. Pettegolezzi romantici non di più. Per un anno Sissi sarà costretta in secondo piano.