La Stampa, 20 maggio 2016
C’è un uomo-video dietro ai successi di Paltrinieri
Con il computer in mano fa miracoli, non è quel gran genio del mio amico ma il biomeccanico della nazionale di nuoto Ivo Ferretti: «Chiamatemi meccanico per favore perché gli uomini non sono fatti di numeri, io cerco di capire come ognuno può andare più veloce con la carrozzeria che ha». E quella di Paltrinieri è un misto di doti naturali e apparenti difetti trasformati in punti di forza.
Ferretti è l’uomo-video, sta sempre dietro un monitor o una telecamera e del resto ne maneggia almeno tre: una ad alta velocità per riprendere la gara, una subacquea per gli allenamenti, una per le riprese «in delay», in ritardo, uno dei tanti trucchi per sfruttare al meglio la tecnologia. Lui è laureato in chimica ma diffida delle formule, «uno dei grandi limiti dello sport è la statistica, normalizza, fa la media e quindi il mediocre, non il campione. La prima volta che ho visto Gregorio era il 2009, credo, a 14 anni nuotava con la clava, talento selvaggio».
Metodo Ferretti
Ora nuota con il metronomo nelle lunghe giornate di Ostia, ma non è stato normalizzato, piuttosto esaltato. Ferretti lavora a tempo pieno con il gruppo dei mezzofondisti allenati da Morini, due sedute a settimana più le analisi durante le competizioni. Gregorio ci mette 14 minuti a nuotare i 1500, lui impiega più di un’ora a decifrarli. «Insegno a percepire gli errori. Dire dove si sbaglia non serve, lo devono sentire quindi il mio compito è stimolare il sistema neuromuscolare». Aveva fatto notare a Rosolino che gli cadevano le gambe mettendogli delle cavigliere: «Accentuare il difetto lo rende evidente. Si chiama metodo feedback, cioè intervento in tempo reale. I dati servono però dopo, nessuno si correggerà mai davanti a un video». E non tutti i difetti vanno tolti. Paltrinieri usa poco le gambe, «eppure forzarlo sarebbe controproducente, non è coordinato, fa troppa fatica, agiamo su altri fattori come la frequenza e lì il fisico lo aiuta». Alto 1,90 «ultraleggero», Greg non viene risucchiato dall’onda che produce nuotando a quella velocità, ma la cavalca, «lo teniamo sulla cresta dell’onda, come un surfista». E sfruttano pure la sua naturale asimmetria.
Esercitazioni a contrasto
Certo per migliorare le performance esaltare le caratteristiche non basta, «facciamo cose strane come le esercitazioni a contrasto. Leghiamo Paltrinieri e Detti e li mettiamo uno contro l’altro. Greg è più forte di braccia, Gabri di gambe. Si vedono situazioni interessanti. Alleggeriamo la monotonia con delle invenzioni». Non sempre, a volte scatta la prova velocimetro, una sorta di canna da pesca legata alla schiena dei nuotatori per carpire la velocità di ogni tratto, e spesso i gemelli del mezzofondo si muovono all’ossessivo ritmo dettato dal «tempo trainer». L’aggeggio si infila negli occhialini, funziona come un auricolare: dà il bip a ogni bracciata ideale e «se sei fuori sincrono, sei finito». I ragazzi non lo sono quasi mai, migliorano costantemente. Paltrinieri non fa che guadagnare centimetri con l’ampiezza di bracciata, «sulla strada per Rio bisogna ancora strappare tempo alla virata». Il metronomo è ripartito.