la Repubblica, 20 maggio 2016
La feroce rieducazione aziendale secondo Starace. Altro che Steve Jobs
Quando il 12 giugno del 2005 Steve Jobs, fondatore di Apple, andò a parlare ai laureandi della Stanford University concluse il suo discorso con il famoso «stay hungry, stay foolish», siate affamati, siate folli. Quando il 16 aprile scorso Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, è andato a parlare agli studenti della Business School della Luiss a Roma ha illustrato nel dettaglio la sua – finora inedita – dottrina sulla riorganizzazione aziendale. La “dottrina Starace”, potremmo dire: «Per cambiare un’organizzazione ci sono alcune cose abbastanza semplici da fare. Innanzitutto ci vuole un gruppo sufficiente di persone convinte, perché su questo aspetto non è necessario che ci sia la maggioranza. Basta un manipolo di cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare e bisogna distruggere fisicamente questi centri di potere. Per farlo ci vogliono i cambiatori che vanno infilati lì dentro dando ad essi una visibilità sproporzionata rispetto al loro status aziendale creando quindi malessere all’interno del ganglio che si vuole distruggere. Appena questo malessere diviene sufficientemente manifesto si colpiscono le persone che si oppongono al cambiamento». Ancora: «Questa cosa va fatta nella maniera più plateale e possibilmente manifesta sì da ispirare paura o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va fatta velocemente, senza requie e dopo pochi mesi l’organizzazione capisce, perché alla gente non piace soffrire e quando tutti capiscono che la strada è un’altra si convincono miracolosamente. È facile». Rieducazione aziendale, insomma. E applausi dagli universitari della Luiss per la “dottrina Starace”. Che invece (l’Enel è una controllata del Tesoro) ha provocato un’interrogazione parlamentare del senatore di Sinistra italiana, Giovanni Barozzino, al ministro dello Sviluppo, e una domanda dei senatori pd, Miguel Gotor e Paolo Corsini, al premier Matteo Renzi: «Condivide la “dottrina Starace?”».