MilanoFinanza, 19 maggio 2016
Anche la Suzuki ha il suo Dieselgate
La sensazione è che non sia finita qui e che entro qualche settimana ne vedremo altre. Ieri, dopo il caso eclatante di Volkswagen dei mesi scorsi e quello più recente di Mitsubishi (che ieri sono costate le dimissioni del presidente Tetsuro Aikawa), la casa automobilistica giapponese Suzuki (società che tra l’altro sino all’anno scorso era legata a Volkswagen tramite un incrocio azionario) ha ammesso di avere riscontrato discrepanze nei suoi test sulle emissioni e i consumi delle autovetture.
Ma ha però negato di avere deliberatamente alterato i dati per far apparire le automobili più efficienti di quanto fossero in realtà. «Non è stato trovato alcun illecito come la manipolazione di dati sull’efficienza nel consumo del carburante. Sono però state trovate alcune discrepanze nelle emissioni delle automobili e nei test di efficienza di consumo tra il metodo di prova richiesto dal governo e quello che Suzuki ha effettuato», ha spiegato in un comunicato il gruppo nipponica. Alla Borsa di Tokyo gli investitori si sono comunque spaventati dopo quanto successo a Mitsubishi nelle settimane scorse (il titolo della casa giapponese è precipitato dopo l’ammissione delle manipolazioni tanto che Mitsubishi poi si è salvata solo con l’ingresso nel capitale di Renault -Nissan) e hanno venduto a piene mani il titolo della società presieduta da Osamu Suzuki, che in chiusura ha perso il 9,4% a 2,613 yen, dopo essere arrivato a perdere fino al 15%.
Sempre ieri intanto il titolo Fca è stato protagonista di una seduta particolare sul listino milanese. L’azione del Lingotto (dopo aver perso quasi il 7% martedì a causa di un report di Exane Bnp paribas che paventa un rischio di bolla sul mercato nordamericano) è scattata in mattinata sulla scia di indiscrezioni di stampa secondo le quali la società cinese Gac (Ghangzou Automobile group China) avrebbe avuto allo studio un’offerta per la maggioranza di Fca sfruttando il fatto che Gac è già partner del Lingotto in Cina, dove produce i modelli Cherokee e Renegade della Jeep. Bisogna dire che il titolo ha visto un incremento massimo del 5% nel corso della seduta, per poi calare man mano che le ore passavano, sino al pomeriggio quando Gac ha smentito la notizia. Il titolo ha così chiuso la seduta in lieve rialzo (+0,16% a 6,30 euro) dopo essere anche scivolata in territorio negativo.