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 2016  maggio 19 Giovedì calendario

L’Arabia Saudita sta per affondare?

Considero l’Arabia Saudita una nave che sta lentamente affondando e anzi comincio a chiedermi se sta affondando lentamente o piuttosto velocemente». Una frase che suona come una sentenza, detta dall’ex ad di Eni oggi deputy chairman di Rotschild, Paolo Scaroni. Intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, Scaroni mette sulla graticola il Paese che attraverso il suo fondo sovrano ha interessi in tutto l’Occidente, Italia compresa.
Il conduttore chiede a Scaroni, forte della sua esperienza alla guida della più grande azienda petrolifera italiana, se sia d’accordo con il recente abbassamento del rating effettuato sul Paese da Moody’s, per effetto del calo del prezzo del greggio. E lui risponde con l’immagine della nave che affonda. Ma Perché? «Lo dico perché ha una caterva di problemi che vanno dalla guerra nello Yemen che non è ancora conclusa e che ha dimostrato un’incapacità di gestire conflitti nella regione. Il suo rapporto con l’Iran, il prezzo del petrolio che è sceso precipitosamente e soprattutto per la prima volta risuonano dissidi nella famiglia regnante», dice Scaroni.
E poi c’è il progetto di quotazione della Saudi Aramco, la compagnia saudita di idrocarburi che detiene il primato mondiale per dimensioni. Minoli gli chiede se sia un’opportunità per l’Italia e il deputy chairman di Rotschild risponde: «Non credo sarà un’opportunità per l’Italia, forse un’opportunità per qualche investitore, per qualche banca d’affari che si occuperà di questa quotazione, quotazione che peraltro solleva una serie di dubbi perché bisogna che la legislazione dell’Arabia Saudita consenta un approccio privatistico a quello che fino ad oggi è addirittura proprietà del sovrano». Il progetto farebbe saltare gli attuali equilibri mondiali, saldamente in mano ai colossi della new economy. Le riserve della Aramco ammontano a 260-270 miliardi di barili che se valutati prudenzialmente 10 dollari al barile porterebbero la compagnia ad essere capitalizzata almeno 2.500 miliardi di dollari. Poi c’è la produzione, che ammonta a circa 12 milioni di barili al giorno. Senza contare che nei piani del colosso c’è anche quello di moltiplicare l’impegno nella raffinazione. E soprattutto di creare sotto la bandiera saudita il fondo sovrano più grande del mondo.
L’Italia, secondo Scaroni, farebbe però meglio a stare alla larga da un tale disegno. Anche se, evidentemente, i petrodollari che scaturirebbero da un tale progetto sarebbero preziosissimi per sostenere l’imprenditoria del made in Italy. Ma che toglierebbero il pane di bocca a non poche banche d’affari.