Il Messaggero, 19 maggio 2016
I cinque figli di Berlusconi hanno staccato un assegno per Forza Italia
La famiglia Berlusconi scende in campo per salvare le esangui casse di Forza Italia, costretta a chiudere la sede nazionale e a licenziare o a mettere in cassa integrazione i dipendenti: i cinque figli dell’ex Cavaliere, Barbara, Eleonora, Luigi, Marina e Piersilvio, hanno infatti staccato ciascuno un assegno da 100.000 euro nel 2015 in favore delle Casse «azzurre».
È quanto emerge dalle dichiarazioni congiunte, con i finanziamenti che i privati danno ai partiti e che devono essere depositate alla Camera. Da esse emerge la fuga delle aziende rispetto al sostegno economico dei partiti. In soccorso di FI sono arrivati anche il fratello di Berlusconi, Paolo, nonché Fedele Confalonieri e Bruno Ermolli con altri tre contributi di 100.000 euro a cui se ne è aggiunto uno della Fininvest sede di Roma.
In fuga, invece, i grandi imprenditori come Gavio, Arvedi o Riva, che nel passato avevano aiutato FI o il Pdl, come anche i piccoli. L’anno scorso erano giunti contributi di 33 aziende per complessivi 615.296 euro. Quest’anno due soli assegni: 30.000 euro dalla Sant’Angelo, una società immobiliare di Roma, e 23.000 da Italgraf (23.000) sempre della Capitale. Il resto arriva tutto dagli eletti, con Paolo Romani che si dimostra il più prodigo (66.800 euro). Ma la fuga di imprese e privati dal sostegno economico ai partiti è generalizzato. Anche il Pd non può più contare sul tradizionale contributo delle Coop; solo a Ravenna se ne sono registrate due: la Coop Alice, che ha donato 6.000 euro e la Legacoop che ha versato 10.000 euro. L’anno scorso erano arrivati 383.900 euro da 22 aziende.
Il Pd quindi ricorre quasi esclusivamente ai finanziamenti dei propri eletti, con una curiosità: tra i nomi dei «big» che hanno versato la loro quota al partito non figura Matteo Renzi, mentre ci sono i suoi due vice, Lorenzo Guerini (18.000 euro) e Debora Serracchiani (15.600 euro) e soprattutto tutti gli esponenti dell’opposizione interna, capitanati da Pierluigi Bersani (20.300). L’unico ad aver finanziato due partiti diversi è Pippo Civati: prima ha versato la sua quota al Pd (6.000 euro) e dopo la sua uscita dai Dem ha dato 5.579 euro al suo nuovo partito, Possibile.