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 2016  maggio 19 Giovedì calendario

Paltrinieri ha battuto un altro record. Buone notizie per Rio

La lentezza con cui si sveste, la velocità con cui nuota: Gregorio Paltrinieri è potenza e controllo, il binomio perfetto per chiunque voglia vincere e la combinata che porta dritto a Rio. A passo di gloria.
Terzo titolo europeo consecutivo e record continentale che stavolta esce dai confini, perché il 14’34”04 con cui Greg strapazza la concorrenza a Londra è a 3 secondi dal primato mondiale di Sun Yang ed è il secondo cronometro di sempre. Superato anche Grant Hackett e fatti i conti pure con la storia non resta che un obiettivo: i Giochi. Paltrinieri li prepara addirittura in competizione, ha provato le qualificazioni tirate, il doppio riscaldamento con gli ultimi 400 metri in costume da gara e non si è rasato: «Nemmeno depilato le braccia, sono pieno di peli e di chilometri. Ne ho macinati una quantità assurda pure qui». Per la precisione 9 o 10 ogni giorno, mentre gli altri alleggerivano. Mentre gli altri annaspavano.
Dietro di lui si spinge l’amico Gabriele Detti, fresco di oro nei 400 sl, «mi ha demolito e del resto il mio traguardo era il secondo posto, se ti ritrovi vicino quello lì in questa distanza non ne hai un altro». Il podio è tutto costruito a Ostia visto che l’ucraino di bronzo, Romanchuk, ha passato due mesi con i due gemelli del mezzofondo per carpire qualche segreto. Pare sia rientrato a casa perché già dopo una settimana di super lavoro non reggeva più il ritmo e dopo sei era così distrutto che nuotava con le donne.
La faccia di Greg
Per capire come sarebbe finita questa sfida non c’era nemmeno bisogno di guardarla, ma la sorpresa non è il risultato e forse nemmeno il tempo stratosferico, è la faccia di Gregorio che sa di aver nuotato come mai: «Ho imparato che quando voglio spaccare il mondo mi porto dietro motivazioni sbagliate. Il mio nuoto non è sbattere in faccia agli altri quanto sono bravo, per qualcuno funzionerà, per me no. È una cattiveria cattiva che mi fa sbandare. Conta quanto me la godo. Solo se mi diverto viaggio».
Così batte il cinque con Detti prima di tuffarsi per l’oro e si presenta sul podio con i pantaloni arruffati, li ha infilati di corsa e stavano tutti appallottolati con il resto della biancheria che ovviamente rischia di cascare per terra giusto durante l’inno. Per questo ride mentre canta con il compagno che gli sussurra: «Lo sai che figuraccia hai rischiato?». Non lo sa, non gli importa e comunque l’idea lo diverte. Non bada ai dettagli fuori dall’acqua, «non so neppure come ho esultato, niente Nba stavolta. Non ho pianificato la gara, figuriamoci la festa».
Gli interessa provare, una lunga serie di caselle da barrare: chilometri extra fatti, moviola video per la tecnica controllata, passo gara incrementato. Una vita in progressione con lo sguardo puntato verso le Olimpiadi.

Sorriso sincero

Sarà l’uomo da battere, sarà l’uomo di Rio. Per l’Italia il campione su cui fantasticare: l’azzurro con la faccia da bravo ragazzo che rigetta la cattiveria agonistica. Fidanzato modello, amico leale e nonostante tutta questa trafila di perfezione, «spensierato, credo sia la parola che mi definisce meglio». Leggero come quel fisico lungo e asciutto che ha imparato a reggere la fatica, come quel sorriso sincero con cui saluta la curva italiana: le ragazze della squadra si sono messe la bandiera tra i capelli e ondeggiano a ritmo di record per tutti i 1500 metri. Somigliano a chi lo guarda da casa, trascinati e incantati da bracciate instancabili, dalla voglia di vincere, da una storia che tanto per cambiare sembra vera.