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 2016  maggio 19 Giovedì calendario

La Commissione europea conferma la flessibilità all’Italia • Renzi annuncia che «eEntro il 2018 Equitalia sarà abolita» • Agguato a fucilate contro il presidente del Parco dei Nebrodi che ha strappato migliaia di ettari di terreni alla mafia • Ritrovata la prima studentessa rapita da Boko Haram • Il pm Letizia Ruggeri chiede l’ergastolo per Bossetti • Ricoverato Pannella: per i medici non c’è speranza • È morto Lino Toffolo

 

Flessibilità La Commissione europea ha confermato all’Italia l’attesa flessibilità di spesa dello 0,85% del Pil per il 2016 e ha rinviato all’autunno la valutazione dei rischi del maxi debito eccessivo. In cambio ha chiesto di dimostrare il rispetto delle regole Ue su deficit e debito nel 2017 presentando in ottobre un progetto di legge di bilancio in linea con il patto di Stabilità e di crescita. L’istituzione di Bruxelles ha fatto prevalere le esigenze politiche e le trattative con i governi, invece di applicare i parametri tecnici degli euroburocrati. Di fatto il premier Matteo Renzi evita condizionamenti dell’Ue prima del referendum previsto in ottobre, a cui ha legato il suo futuro a Palazzo Chigi. Simili concessioni hanno ottenuto altri Paesi. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha incassato il rinvio a luglio, dopo le elezioni di giugno, delle decisioni sui deficit eccessivi. Uguale dilazione è andata al Portogallo. La Francia, che ha le elezioni nel 2017, può accumulare due anni di deviazioni (Caizzi, Cds).

Tasse Ieri sera durante la diretta live su Facebook #MatteoRisponde, Renzi ha fatto sapere: «Equitalia al 2018 non ci arriva mica», perché tutti i servizi stanno per essere riorganizzati, saranno più al servizio dei cittadini. Così come il fisco sarà amico dei ceti medi, con un taglio dell’Irpef nella legge di stabilità del 2017 (Casadio, Rep).

Mafia 1 Il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci negli anni s’è ripreso migliaia di ettari fra Messina ed Enna strappandoli ai mafiosi che li ottenevano in concessione, con la complicità di funzionari corrotti o impauriti, pagandoli 30 euro, mentre valgono 3 mila a ettaro. Ieri Antoci e i suoi due agenti di scorta viaggiavano a bordo dell’auto blindata su una strada di montagna fra Cesarò e la costa tirrenica, a metà fra Palermo e Messina, quando la vettura in curva s’è dovuta fermare per colpa dei sassi che ostruivano la strada. Subito dopo sono comparse le canne dei fucili: i proiettili hanno forato gli sportelli dell’auto, per miracolo senza ferire Antoci e i suoi due agenti di scorta, rinchiusi per tre infiniti nell’abitacolo senza potere rispondere al fuoco. Finché dalla stessa curva è sbucata una seconda auto della polizia con a bordo un autista e il commissario da due anni a protezione di Antoci e di altri amministratori in guerra con la mafia, Daniele Manganaro. Il commissario ha cominciato a sparare contro i sicari («4 0 6», dirà Antoci), saltando giù con l’autista, pure lui armato. Un imprevisto che ha disorientato gli attentatori, dileguatisi nel buio. Quando Antoci è poi arrivato a Santo Stefano di Camastra, nella sua villetta a due passi dalle fabbriche del paese famoso per le ceramiche, ha abbracciato la moglie Teresa e le sue tre figlie, terrorizzate dal 12 dicembre di due anni fa, quando arrivò la prima minaccia con lettera anonima: «Finirai scannato tu e Crocetta». E Crocetta, il governatore, ieri mattina è stato il primo a correre da Antoci (Cavallaro, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Mafia 2 «Abbiamo revocato concessioni per 4.200 ettari. Li pagavano 126 mila euro e guadagnavano 12 milioni e 600 mila. Non solo ma chiedevano all’Europa contributi fino a 500 mila euro a famiglia per colture e allevamenti inesistenti. Con la complicità di veterinari e amministratori, compiacenti o impauriti. Adesso questa mafia arroccata nelle campagne, in sintonia con i colletti bianchi di Messina, va cercata casa per casa. Anche con l’Esercito. Lo Stato deve vincere la guerra» (Crocetta) (ibidem).

Boko Haram 1 Ritrovata Amina, la prima studentessa di Chibok rapita da Boko Haram (il 14 aprile 2014). Oggi ha 19 anni ed è tornata con un marito, Mohammed Hayatu, e una figlia. Lei viene da Mbalala, villaggio ora quasi deserto a 13 chilometri da Chibok. Lui da Mubi, al confine con il Camerun. Li hanno trovati che vagavano in cerca di aiuto ai margini della Sambisa Forest, l’altra sera intorno alle 19. Amina stava allattando la piccola Safiya, quattro mesi di vita. A salvarli, una squadra della Civilian Joint Task Force, gruppi di civili male armati che l’esercito nigeriano manda di pattuglia. Uno di loro, Aboku Gaji, ha raccontato l’incontro a una reporter della Cnn: «Amina era sporca, sfinita, in cattive condizioni fisiche. Aveva bisogno di un bagno». Maggio da quelle parti è il mese più caldo, 50 gradi all’ombra. La ragazza ha detto che le sue compagne sono ancora là, nelle basi sparse nella savana spinosa di Sambisa, la roccaforte dei jihadisti. Non tutte. Delle 218 studentesse che non sono tornate, «sei sono morte» ha raccontato Amina, senza specificare come. A casa ha riabbracciato la madre, Binta Ali. A Mbalala abitavano 25 ragazze sequestrate a Chibok la notte degli esami di scienze. Era un villaggio con un grande mercato, dove arrivavano da lontano a comprare animali e fagioli. Ora è un villaggio fantasma. Amina non ha trovato il padre, morto durante questi due anni di sequestro (Farina, Cds).

Boko Haram 2 Le «mogli liberate di Boko Haram» tendono a essere emarginate. Le chiamano «annoba»: virus, pestilenza. E i figli talvolta sono bollati come «iene» (ibidem).

Yara Quando il pm Letizia Ruggeri ieri sera alle 19.45 ha chiesto per Massimo Bossetti «l’ergastolo con sei mesi di isolamento», lui è rimasto impassibile: la testa inclinata, le gambe accavallate, il piede sinistro agitato avanti e indietro sotto il banco. I legali di Bossetti, 46 anni, carpentiere, in carcere dal 16 giugno 2014 con l’accusa di avere ucciso la ginnasta 13enne Yara Gambirasio la sera del 26 novembre 2010, le hanno già bollate come «richieste anticostituzionali ». Per il pm l’ergastolo è la pena commisurata a un delitto commesso «senza nessuna pietà». Su Yara — ha spiegato Ruggeri per motivare le aggravanti delle sevizie e della crudeltà — «si è voluto infliggere particolare dolore». L’omicidio? «Non vi è dubbio che sia volontario». Yara viene «volutamente abbandonata» e ritrovata cadavere in un campo di Chignolo d’Isola tre mesi dopo la sua scomparsa fuori dalla palestra di Brembate Sopra. Come e perché la ragazzina è salita sul furgone Iveco Daily di Bossetti ripreso da tre telecamere della zona? Anche se «non è possibile individuare un movente» per il delitto, o affermare che vittima e presunto assassino si conoscessero, due sono le ipotesi avanzate dall’accusa: «O Bossetti l’ha convinta a salire sul furgone, o l’ha tramortita». Secondo il pm il delitto sarebbe da ricondurre a un’«incapacità di controllarsi » del muratore: in particolare con le donne, anche giovanissime. Ribaditi il «dolo omicidiario» e la volontà di «infierire con efferatezza» (l’altra aggravante contestata a Bossetti è la “minorata difesa”: un adulto contro un’adolescente 13enne), Letizia Ruggeri si è soffermata sul punto del movente: «Non dobbiamo meravigliarci se non siamo riusciti a trovarlo... Le aule giudiziarie sono piene di casi simili...». A inchiodare Bossetti per la pubblica accusa è la traccia di Dna trovata sugli slip e i leggings di Yara (Berizzi, Rep).

Pannella Marco Pannella, 86 anni compiuti il 2 maggio, da anni in lotta col cancro, da qualche giorno è ricoverato in una struttura che ha già frequentato, ogni volta che uno sciopero di protesta lo ha portato a perdere forze ed energie. Nella struttura gli hanno chiesto se voleva essere sedato, se voleva in questa maniera smettere di soffrire. Lui, provato, ha risposto semplicemente: «Grazie». Ora dorme, i medici dicono che non c’è più speranza (Arachi, Cds).

Toffoli E’ morto a 81 anni Lino Toffolo. Lunedì notte lo ha colpito un infarto - due anni fa aveva subito due interventi alle coronarie – nella sua casa di Murano, dove era nato il 30 dicembre 1934, figlio di un maestro vetraio, e dove aveva vissuto tutta la vita. «Non me ne andrei mai da qui, a Murano metà sono parenti, metà sono amici, diceva. Lascia la moglie Antonia e tre figli. Cabarettista, attore, autore di canzoni, musicista, era uno di quegli artisti di una volta, totali, in grado di affrontare Goldoni e conquistare il pubblico dei bambini con la canzone Johnny Bassotto, condurre quiz o Canzonissima e comporre brani d’autore come Gastu mai pensà, che Jannacci traduce e canta in italiano, Hai pensato mai. Al cinema partecipa a decine di film di successo, lavora con Monicelli (Brancaleone alle crociate), Festa Campanile (Il merlo maschio) e ancora Samperi, Risi, fino a Il giorno in più di Massimo Venier dal libro di Fabio Volo del 2011 (Fusco, Rep).

(a cura di Roberta Mercuri)