Il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2016
Cos’hanno in comune Kant, Freud, Proust, Petronio Arbitro, Aristotele, Dante Alighieri, Giordano Bruno, Marx, Engels e addirittura Hitler? Sono risorti
Nell’anno del Signore numero 2016 che cosa condividono Kant, Freud, Proust, Petronio Arbitro, Aristotele, Dante Alighieri, Giordano Bruno, Marx ed Engels, addirittura Adolf Hitler? Sono risorti tutt’insieme ma non nelle pagine di tomi filosofici o storici. Grazie alle sterminate praterie del giallo, battute in lungo e largo da occhiuti e affamati editori, questi personaggi formano l’ultimo esclusivo club di detective. Alcuni con successo, si pensi all’Aristotele di Margaret Doody, altri meno. Il più conteso, fonte di italico orgoglio, è il Sommo Poeta.
Dante fa l’investigatore in due distinti filoni. Il primo è quello solido dello scrittore Giulio Leoni, che ha costruito il ciclo delle indagini di Dante. Il secondo, più recente, è di Francesco Fioretti. Il titolo, apocalittico, campeggia su una copertina nera e colorata allo stesso tempo: La profezia perduta di Dante. La trama è sublime: Dante ha diciotto anni ed è innamorato di Beatrice, promessa sposa di un altro. Così l’amico Guido Cavalcanti progetta un viaggio da Firenze a Bologna per lenire le ferite del cuore: “Lo spettacolo che li aspetta una volta raggiunto il luogo dell’appuntamento è terribile: due cadaveri abbracciati nel rigor mortis. Sono Paolo e Francesca, trafitti da un unico colpo di spada”. Ovviamente Dante indaga, scopre il colpevole e fa il riassunto delle indagini nella Divina Commedia.
DECISAMENTE più divertente la coppia d’investigatori che si muove per Londra nel diciannovesimo secolo. Non sono Sherlock Holmes e il fido Watson. Ma Karl Marx e Friedrich Engels che indagano sul coinvolgimento di Bakunin e Victor Hugo in alcuni omicidi oppure devono scoprire chi vuole eliminare Giuseppe Garibaldi. Nel caso di Bakunin, Marx e l’ispettore Trenton rinvengono un piccolo tesoro di sterline nascosto da un giardiniere. Trenton osserva che forse il padrone del giardiniere è stato generoso. Il teorico del comunismo obietta: “Un padrone straordinariamente generoso è una contraddizione in termini, perché in tal caso la sua generosità dovrebbe fargli abiurare il ruolo di sfruttatore e pertanto escluderlo dalla categoria dei padroni”. L’ispettore, rassegnato: “Perdonerò la vostra ossessiva attitudine a conferire un significato politico a ogni dettaglio, visto che grazie al vostro suggerimento abbiamo appena scoperto un probabile complice di Bakunin”. Sarà che il delitto non paga mai, ma scrivere gialli rende eccome e a Mondadori come potevano intitolare un’inchiesta di
Marcel Proust, scritta da Pierre-Yves Leprince? Orwiamente in un modo solo: Il taccuino perduto. Sempre Mondadori ha pubblicato La scelta di Sigmund. Anche il padre della psicoanalisi diventa detective. ARomanell903,vengonotrovati due cadaveri in Vaticano e il Papa si rivolge a Freud: “Con il suo metodo psicoanalitico, Freud dovrà portare alla luce il segreto che si cela nel cuore buio di uno dei cardinali destinati a diventare papa”.
SUL VERSANTE più scivoloso di questo esclusivo club c’è un investigatore che maschera la sua vera identità col nome di Wolf. Ardita e delicata la scelta di Lavie Tidhar di trasformare Adolf Hitler in un segugio privato che deve scovare una ragazza ebrea scomparsa. La storiasi svolge a Londra nel 1939 e riball’a la realtà: i nazisti sono in esilio perché a Berlino c’è un governo comunista. In ogni caso è teutonico il miglior detective di questa combriccola. Del resto, per un filosofo, la ricerca di qualcosa fa parte del suo dna. Immanuel Kant compare nei riusciti gialli di Michael Gregorio (pseudonimo di una coppia). Peccato però, al solito, per qualche titolo scontato: Critica della ragion criminale. La trama: “Kònigsberg, Prussia, 1804. Un manoscritto maledetto, la Critica della ragion criminale, scritto dal sommo filosofo della Ragione, Immanuel Kant, esplora il fascino del Male assoluto. E delitti atroci si susseguono, così inspiegabili che tutti pensano al Diavolo. Il giovane Stiffeniis, antico allievo di Kant, viene chiamato a indagare. Lentamente Stiffeniis scopre una verità sconvolgente. Mentre il vecchio filosofo è sempre più malato”.
Altro filosofo, e non solo, è il Giordano Bruno protagonista della Questione del metodo di Jacques Bonnet. Bruno detective si trova a Parigi e sentenzia: “Un delitto è come un testo filosofico, va studiato seriamente. Bisogna tornare alle fonti, smontarne il meccanismo, sottoporlo a tortura, e rispettarne la coerenza. E quanto farò con questo massacro. È impossibile per i filosofi vivere soltanto nelle idee, la vita reale li riagguanta senza posa”. Dall’antica Roma, infine, emerge una schiera di Poirot in tunica. Da Cicerone a Petronio Arbitro autore del Satyricon. Il giallo è un genere incontinente, ormai. Avanti i prossimi detective. Cavour? Sant’Agostino? E perché no un calciatore?