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 2016  maggio 18 Mercoledì calendario

Grillo, Verdini e il sogno di Travaglio


Ho fatto un sogno. La scena si svolgeva a Parma. Di domenica, credo la prossima. Beppe Grillo, di passaggio in Emilia nel suo tour teatrale da Cesena a Sanremo, faceva tappa in città per incontrare il sindaco Federico Pizzarotti. Gli piombava in casa all’alba, lo buttava giù dal letto e lo trascinava a colazione in un bar del centro. Lì, in una saletta, si collegava sul pc via Skype con Di Maio, Di Battista, Fico e il resto del direttorio e attaccava a monologare. I cinque non aprivano volutamente bocca, mentre Pizzarotti ci provava ma, complice il sonno (ultimamente va a letto molto tardi, impegnato com’è fino a notte fonda in ogni talkshow che passa il convento), non riusciva mai a prendere la parola. Grillo era il solito di sempre: torrenziale, logorroico, casinaro, con l’aggravante dei bomboloni alla crema che ingollava uno dopo l’altro. “Belìn, Pizza, sai che vuol dire belìn? Cazzo, belìn vuol dire cazzo. Ecco, belìn, non potevi dircelo prima che eri indagato? Sì, lo so quello che mi vuoi dire, è inutile che lo ripeti: l’avviso di garanzia vuol dire solo che c’è un’indagine su di te perché un senatore del Pdmenoelle ti ha denunciato e non volevi tirare in ballo gli altri quattro del Cda del teatro Regio indagati con te, per non violare il segreto istruttivo o come cazzo si chiama. Ma una telefonatina ce la potevi fare: se ci dicevi di tenerci tutto per noi, l’avremmo fatto, però almeno avremmo saputo per tempo e ci saremmo preparati. No, per favore, adesso non tirarmi fuori quella storia dell’email anonima dello staff, che è la stessa con cui ti confermammo la candidatura a sindaco”. Pizzarotti, sopraffatto da quell’alluvione di parole, prendeva timidamente il fiato per replicare, ma subito si riaprivano le cateratte: “Belìn, Pizza, non dirmi che hai provato tante volte a parlarne coi nostri. Se gli dicevi che eri indagato per abuso d’ufficio, ti avrebbero risposto eccome. Comunque è vero, ti abbiamo trattato da appestato, quella storia dell’inceneritore ci ha mandati fuori di testa, lo dovevi bloccare e non l’hai fatto...” (e qui seguiva un pippone di mezz’ora sugli inceneritori di tutt’Europa che diffondono nano particelle cancerogene ma “Cancronesi” vorrebbe abitarci sotto per farsi l’aerosol la mattina: lo do per letto), “...ma, inceneritore a parte, è vero: siamo stati degli str...”. La parola “stronzi” gli si inceppava più volte tra la lingua e i denti, fino a uscirgli di bocca in un tutt’uno con le briciole del dodicesimo bombolone: “...stronzi, ecco l’ho detto! Non hai sbagliato solo tu, anche noi abbiamo sb...”.
 
E anche lì, proprio come capitava a Fonzie, il participio passato di “sbagliare” non voleva saperne divenir fuori, “...sbagliato, sì, sbagliato. Tu sei il primo sindaco 5Stelle eletto in un capoluogo, Parma l’hai trovata in bancarotta e l’hai amministrata bene, la nostra regola numero uno l’onestà l’hai rispettata in pieno. E allora chi se ne frega se non ci hai detto di quell’avviso di garanzia. O meglio, chi se ne frega di quell’avviso di garanzia: se ti avessero beccato a piazzare parenti, amanti, portaborse su qualche poltrona, a truccare appalti, a metterti in tasca i soldi, a far sparire prove ti avrei fatto un culo così. Ma ti hanno denunciato per aver nominato il direttore del teatro Regio, cosa che rientrava nei tuoi poteri, e finché un giudice non ci dirà che potresti aver commesso un reato, con un rinvio a giudizio, per noi hai fatto il tuo dovere. Anzi, tutto il casino che abbiamo montato perché non siamo preparati a questi eventi a qualcosa è servito: i giornali, a furia di parlarne, han fatto l’elenco dei guai giudiziari delle giunte a 5Stelle, e così han dovuto ammettere che nessuno dei nostri, diversamente dagli altri, è accusato di rubare, mafiare, abusare del suo potere. Tu sei stato denunciato da un avversario, il sindaco di Pomezia è stato querelato da un’agenzia di pompe funebri, quello di Mira è sotto processo per un infortunio in una piscina comunale. Ora faremo un bel regolamento, chiaro e preciso, su come comportarci in caso di indagini a casa nostra. Sospenderemo tutti gli indagati ed espelleremo chi dalle carte risulta avere certamente tenuto comportamenti incompatibili con l’etica pubblica e la disciplina e l’onore prescritti dalla Costituzione, senza preoccuparci se i fatti sono penalmente rilevanti o meno, né attendere rinvii a giudizio o condanne. Questo però vale per il futuro: al momento non esiste alcun obbligo preciso di informarci degli avvisi di garanzia. E siccome nessuno può essere punito per aver violato regole che non c’erano, io che ti ho sospeso revoco la sospensione. Quando avremo scritto il Codice etico, se sarai ancora indagato, ti sospenderò, come farò con Nogarin e tutti gli altri nella stessa situazione. Se sarai rinviato a giudizio, ti dovrai dimettere, ma fino ad allora resterai un sindaco 5Stelle a tutti gli effetti. E ti difenderemo se qualcuno metterà in dubbio la tua e nostra onorabilità. Hai un pessimo carattere, Pizza. Ma io ti batto. E la buonanima di Gianroberto ci batteva tutti e due. Come diceva Pertini, ‘tutti gli uomini di carattere hanno un pessimo carattere’”.
Fuori dal bar si era assiepata una piccola folla di curiosi, attivisti, giornalisti e fotografi. Grillo la fendeva stritolando Pizzarotti col braccio attorno al collo e mandava via delusi quanti speravano in qualche goccia di sangue. A questo punto mi ha svegliato la tv, rimasta accesa dalla sera prima. Parlava di una convention del Pd in Calabria e mostrava un faccione ridanciano che scandiva con marcato accento toscano: “Non ho fiducia nella giustizia”. Era Denis Verdini. Ho pensato che al sogno fosse subentrato l’incubo. Invece ero sveglio. Verdini era proprio vero.