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 2016  maggio 18 Mercoledì calendario

«È un lasciapassare per l’utero in affitto». L’attacco di Bagnasco alle Unioni civili. Polemiche e reazioni

È un attacco frontale, come non accadeva da tempo sul fronte della politica. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella relazione all’assemblea annuale dei vescovi punta il dito contro la legge sulle unioni civili e paventa altri “rischi”. «Non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze – già per altro previste dall’ordinamento giuridico – ma a schemi ideologici. La recente approvazione della legge sulle unioni civili, ad esempio, sancisce di fatto un’equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente – compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà». Una presa di posizione che amplifica le critiche espresse da mesi dallo stesso cardinale e ultimamente condivise anche da altri esponenti dell’episcopato, specie quando il governo ha posto sulla legge la questione di fiducia. 
Bagnasco nel suo discorso ha riportato molte frasi del Papa a difesa della famiglia “tradizionale”, quindi basata sul matrimonio tra uomo e donna, e al diritto dei figli di crescere con un padre e una madre. Tutte posizioni note, che il Papa non ha mai messo in discussione. E il presidente della Cei ha voluto rimarcare un aspetto, di natura politico-mediatica: «Non si comprende come queste affermazioni, tanto chiare di Papa Francesco – e ribadite a più riprese dai vescovi – passino costantemente sotto silenzio, come se mai fossero state pronunciate o scritte. Le facciamo nostre una volta di più, perché – insieme con quelle che andremo ad approfondire in queste giornate di confronto fraterno – possano tradursi in impegno fattivo». Parole pronunciate all’indomani dell’intervento di lunedì del Papa, molto forte contro il carrierismo, vanità e gestione delle ricchezze, ma che era rimasto distante dai temi della politica interna: tra l’altro ieri mattina Bergoglio nell’omelia a Santa Marta è tornato su temi messi sul piatto della Cei: «La vanità, il potere, l’invidia, la gelosia, l’orgoglio, i soldi... cose che sporcano, che dividono e distruggono la Chiesa». 
Le parole di Bagnasco hanno suscitato delle reazioni da parte della politica. «Lo dico con il rispetto che ho sempre avuto e continuerò ad avere del cardinale Bagnasco, ma la sua interpretazione della legge sulle unioni civili, come lasciapassare per l’utero in affitto, non corrisponde a quanto in quella legge c’è scritto» ha commentato il ministro Angelino Alfano, che da leader del Ncd aveva spinto per lo stralcio della stepchild adoption. «La legge sulle unioni civili non è contro la famiglia, ma distribuisce diritti senza toglierli a nessuno», ha aggiunto il presidente del Pd Matteo Orfini. «L’utero in affitto è vietato dalla legge italiana e resterà vietato. Non c’è alcuna possibilità che il divieto cambi», ha sottolineato poi il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, ai microfoni del Gr1. «L’istituto delle unioni civili è molto diverso dal matrimonio. Non c’è alcuna equiparazione. Così come chiede la nostra Costituzione, sono uguali i diritti delle persone, etero o omosessuali, che fanno parte della coppia. I vescovi – conclude Zanda – hanno il diritto e certamente il dovere di esprimere la propria opinione che io ascolto sempre con molta attenzione. Ma il Parlamento deve legiferare sulla base di una visione laica della vita e della società». 
Ma le critiche di Bagnasco alla politica (e in qualche modo alla maggioranza) sono rivolte anche su altri fronti, che riguardano sempre la famiglia: «Si avverte l’urgenza di una manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico. Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto “fattore famiglia” sarebbe già un passo concreto e significativo». La preoccupazione dei vescovi è soprattutto per la natalità, che decresce: «Finalmente, dopo anni che lo richiamiamo oggi perlomeno si parla di inverno demografico: l’immagine – seppur efficace – non suscita però ancora la necessaria coscienza della gravità». In Italia, ha aggiunto, per un numero crescente di persone «il peso della vita quotidiana, alla ricerca dei beni essenziali, diventa sempre più insostenibile, compreso il bene primario della casa». Il porporato ha dedicato parte del suo intervento all’analisi della situazione del Paese rilevando che «la povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 per cento della popolazione italiana!».