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 2016  maggio 18 Mercoledì calendario

Il 58% dei calciatori di Serie A è straniero. Il Sassuolo è l’unica squadra controcorrente

Sei brasiliani. Tre francesi e un franco-maliano. Due colombiani. E poi un croato, uno sloveno, un giapponese, un montenegrino, un greco, un argentino, uno svizzero, un ghanese, un serbo, un portoghese. Prima o poi, visto l’andazzo, doveva accadere e in effetti è accaduto. Sabato 23 aprile, stadio milanese di San Siro, Inter-Udinese, quart’ultima di campionato: la prima partita della serie A senza un italiano in campo. E il dado ormai è tratto perché nel nostro calcio gli stranieri aumentano e gli italiani diminuiscono. Al termine di questa annata, tenendo conto dei posti di «lavoro» a disposizione di ogni squadra (532 ovvero 14 per ciascuna delle 38 giornate della serie A) la percentuale generale dei giocatori made in Italy è nettamente inferiore a quella degli stranieri: 41,74 per cento contro 58,26. Chiarimento a margine: in questo studio non sono inclusi quei calciatori che, pur potendo aspirare alla maglia azzurra, hanno acquisito la nostra cittadinanza sfruttando i regolamenti internazionali. Dunque, giusto per esemplificare, Eder, Paletta oppure il Papu Gomez non fanno al caso nostro.
Inter-Udinese non è che la punta del classico iceberg ma pure Udinese-Napoli e Udinese-Fiorentina, con un solo italiano presente in avvio (rispettivamente Insigne e Bernardeschi), hanno sfiorato lo zero assoluto. Il dato davvero allarmante si riferisce alla parte nobile della classifica 2015-2016: le prime 5 hanno utilizzato più stranieri che italiani e addirittura le formazioni finite nella scia della Juve (Napoli, Roma, Inter e Fiorentina) si sono affidate a meno del 20 per cento di italiani. Dati che hanno fatto venire i brividi ad Antonio Conte e che li faranno venire al suo successore. «Il fatto è che gli stranieri sono più appetibili perché più esotici. Lascio alla libera interpretazione di ciascuno quello che voglio dire» provoca Gianni Grazioli, d.g. del Sindacato calciatori. Per cercare di mettere un freno all’esterofilia dilagante, un anno fa la Federcalcio ha imposto una serie di regole restrittive, incluso il «tetto» agli organici. «L’efficacia di una nuova norma si valuta nel medio periodo – chiosa Michele Uva, d.g. della Figc —. Il segreto sta nello sviluppare i vivai soprattutto con giovani italiani, come dimostrano i risultati delle giovanili azzurre. Noi siamo ottimisti».
In questo scenario fa rumore la politica controcorrente del Sassuolo, che non ha mai schierato meno di 10 italiani a partita, con punte di 12. Purtroppo basta girarsi dall’altra parte per scoprire che ormai troppe squadre hanno l’abitudine di presentarsi in campo senza italiani: all’Udinese è capitato addirittura 10 volte e all’Inter 9. Allegria!