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 2016  maggio 18 Mercoledì calendario

C’è ancora qualcuno che presta soccorso. La storia dell’angelo della strada che somiglia a Gesù

Se una notizia è qualcosa di imprevedibile ed eccezionale, i fatti accaduti domenica scorsa a Venezia nel sottopasso di Carpenedo sono abbastanza eccezionali e imprevedibili da meritare una consacrazione pubblica. C’è un ragazzo, Matteo Bragato, che perde il controllo della moto da cross e si spalma sull’asfalto. E c’è un uomo che sta viaggiando nel senso opposto di marcia e accosta la vettura per prestare al disarcionato i primi soccorsi. Chiama l’ambulanza e si fa dare dal ragazzo il numero di telefono dei genitori. Ma non si limita a informarli. Li rassicura. Compie ancora due gesti, uno abbastanza irrituale e l’altro talmente fuorimoda da risultare clamoroso. Il gesto irrituale è che, partita l’ambulanza, raccoglie da terra la motocicletta acciaccata e la guida fin sotto la casa di Matteo, consegnando le chiavi al padre. Quello clamoroso è che sparisce nel nulla, senza pretendere neppure un grazie. 
La retorica ne ha già fatto un eroe, un cavaliere senza macchia, un angelo della strada che si volatilizza dopo avere aiutato, da contrapporre ai pirati che si volatilizzano dopo avere abbattuto. La madre del ragazzo, ebbra di riconoscenza, ha lanciato un appello per ritrovarlo al quale ci auguriamo non aderisca mai. Non per cinismo, ma per paura di scoprirlo diverso da come ci piace immaginarlo: una persona costruita bene che compie con estrema naturalezza una serie ininterrotta di atti di civiltà. Le ricerche del salvatore si basano sui pochi elementi forniti dal padre di Matteo: «Una persona gentilissima, sulla quarantina, con barba e capelli lunghi». Non fosse che per l’età, si direbbe l’identikit di Gesù.