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 2016  maggio 17 Martedì calendario

Se le monetine le tirano dietro a De Gregori

Beh, che meraviglia. Immaginatevi il Salone del libro di Torino, uno dei luoghi più politicamente corretti del pianeta Terra. E immaginatevi Francesco De Gregori, uno dei cantautori più graditi ai più politicamente corretti del pianeta Terra: lì col suo cappello (che non leva neanche quando dorme) a rispondere a qualche domanda. E una è questa: egregio, davvero comprerebbe un’auto usata da Craxi e non da Di Pietro, come dice nel suo libro? E lui: sì, un uomo fa delle revisioni, su Craxi ho rivisto in positivo il giudizio politico che in molti avevamo negli anni Ottanta, eccetera. Parole normali, ormai anche diffuse. Poi lo spezzone viene pubblicato su Repubblica online ed ecco che De Gregori, secondo i commentatori, non è neppure più capace di cantare: «De Gregori dimostra di essere poco originale musicalmente, da sempre una brutta copia di Dylan... ridimensioniamo il nostro piccolo cantautore»; «con quel look da burino»; «l’ho sempre considerato un idiota arrogante»; «pensa a cantare che forse ti riesce meglio»; «è di un’antipatia insopportabile»; «penoso musicalmente«; «il cappello gli ha surriscaldato il cervello». E attenzione, non è una selezione tra i commenti: non ce n’era neanche uno positivo, ieri, dico uno. Ah, se sapessero che De Gregori nel 2001 dedicò una canzone meravigliosa anche ai ragazzini morti a Salò, brano oltretutto raccontato nelle università italiane dal «sinistro» Roberto Vecchioni. Gli tirerebbero le monetine.