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 2016  maggio 16 Lunedì calendario

Cagnotto-Dallapé, e sono otto

Francesca Dallapé è forse la sorella che è sempre mancata a Tania Cagnotto: temeva che la compagna famosa non l’avrebbe accettata. E invece Tania l’ha aiutata a farla diventare sua partner sul trampolino a patto che nel sodalizio non venisse mai meno la fiducia, il rispetto reciproco tra due tuffatrici di cifra tecnica diversa. Ha funzionato sin da quando hanno cominciato a vincere agli Europei di specialità nel 2009 e ieri l’abbraccio finale a un’epopea continentale fatta di 8 trionfi consecutivi (la 100a medaglia d’oro dell’Italia: 28 tuffi, 47 nuoto, 8 pallanuoto e 17 fondo), aveva mille significati, e in un certo senso una forma di gratitudine complessiva. Tania è stata la testimone di nozze di Francesca, e Francesca lo sarà a settembre per il matrimonio di Tania (non la cercate questa settimana perché ha le prove generali del vestito bianco). Una stima profonda e sincronizzata. «E poi non c’è mai stato rancore. Sin dal primo giorno in cui abbiamo iniziato il patto era che non dovessimo nasconderci nulla, dovevamo dirci tutto anche quando non andava». Non è andata, sostanzialmente, solo ai Giochi di Londra per un 4° posto pieno di sfortuna, in un Mondiale 2011 a Shanghai con Tania reduce dalla caduta in motorino e nel 2015 a Kazan (quinte). È andata benissimo a Roma 2009 e a Barcellona 2013 per la ripartenza del quadriennio. «Sì, sono stati più anni di soddisfazioni che di delusioni, in Europa è sempre andata benissimo ed è per questo che l’ho voluta ringraziare». Nella giornata in cui Tania si eleva a miglior tuffatrice, centra il 20° titolo europeo (su 29 medaglie), compie 31 anni, conserva l’imbattibilità nel sincro, conclude il bottino con 3 ori e un argento, è giusto che Francesca non venga dimenticata e le venga tributato metà del merito di quest’altro dominio incontrastato, con il record di Berlino sfiorato di un punto, uguale a quello in cui le sorelle d’Italia erano reginette a Budapest 2010. «Da una settimana cercavo di sfogarmi – dirà la trentina – e mi sono emozionata, ma volevamo chiudere insieme in bellezza. Lei mi ha aiutato a crescere, mi ha dato l’autostima che non avevo all’inizio. Tania è più controllata, abituata a gestire certi momenti ma s’è fidata di me».
E Tania ringrazia per l’ultimo aiuto, per il «bellissimo regalo finale» dopo una prestazione in cui tutti i punteggi dei 5 tuffi sono stati abbondantemente superiori a quelli del 5° posto mondiale e con un 327 così ai Giochi «possiamo giocarci davvero la medaglia» si sbilancia la bolzanina che scappa a tagliare la torta e a far festa. «Non avevo mai fatto la tripletta agli Europei di nuoto ma solo a quelli di specialità, questa è davvero la più bella. Una grandissima soddisfazione, soprattutto a quest’età in cui si comincia a sentire la tensione e la stanchezza com’è successo la sera del sincro misto con Verzotto. Ci tenevo a vincere l’oro pure con Maicol ma gli inglesi hanno saltato davvero bene. Come noi in quest’ultima gara: era importante oltre l’oro, avere il riscontro tecnico per arrivare all’Olimpiade più tranquille e consapevoli».
La campionessa mondiale si guarda indietro, anzi ripensa alla spinta dell’oro dai 3 metri individuali: «Mi sono rivista e il tuffo più bello dei campionati è stato l’avvitamento: eseguito finalmente come volevo. Ho pensato alle cose giuste, sono riuscita a concentrarmi come volevo. Se ho toccato i 360 punti ora so che posso farli: questa è la fiducia che mi porterò ai Giochi». L’apice che Tania pensava di aver raggiunto a Londra 2012 l’ha invece ritrovata nell’anno di grazia 2016: «Essere così al top nell’anno olimpico non mi era mai successo: prima di Londra agli Europei di Eindhoven ero arrivata quarta dai 3 metri, un disastro». Prima cioè dell’incompiuta olimpica. Altri tempi, altra Tania. Quella che aveva ancora qualche fragilità: «E invece mi sento anche più forte fisicamente, non so come ma non sono stata mai così bene. Incrociamo le dita». E stappate lo champagne.