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 2016  maggio 16 Lunedì calendario

Commento al campionato di Gianni Mura

 Forte la tentazione, ma respinta, di commentare il campionato riservando alla Juve uno spazio a parte. Perché, ancora una volta, la Juve è un’isola, o una fortezza. Riesce a ripartire, e a quale ritmo (26 vittorie nelle ultime 28 partite) anche quando sembrava finita, anche quando arrancava nel fondo della classifica, anche quando a furor di popolo si reclamava la testa di Allegri. Invece è giusto mantenere la Juve insieme alle altre squadre. Due di queste, Napoli e Roma, aggiungono valore al quinto scudetto bianconero. Il Napoli è stato l’avversario più forte e continuo, in una stagione che ha visto cinque formazioni diverse al comando: Inter, Fiorentina, Roma, Napoli, Juve. Già questo è un segnale positivo. Molto dipende dalla partenza lenta della Juve, d’accordo, ma un altro segnale positivo è che la certezza dello scudetto è arrivata a quattro giornate dalla fine. Non all’ultima, come in Spagna, ma nemmeno mesi prima, come in Francia.
Un bel campionato? In fin dei conti sì. È del tutto mancato il Milan, parzialmente l’Inter. Per fare punti il nome non basta, serve un gioco efficace, un progetto chiaro. Qui torna in ballo la Juve: spesso più efficace che bella, ma con solisti in grado di accendere girandole in ogni momento. Più bello il gioco del Napoli e, da quando è tornato Spalletti, della Roma, ma la capacità di concentrazione, di fare gruppo che ha la Juve è nettamente superiore. La scossa è il predicozzo di Buffon dopo la sconfitta con il Sassuolo, la svolta è il gol di Cuadrado nel recupero del derby, il collante è il lavoro di Allegri e di una società che l’ha sostenuto nei momenti più difficili. Non credevo possibile, visti i distacchi, uno scudetto juventino. Un posto sul podio, al massimo. E più strada in Champions. Lì, effettivamente, la Juve è cresciuta, peccato per quell’errore di Evra a Monaco all’ultimo minuto, ma il mediocre livello delle semifinali, in particolare City-Real, non fa che aumentare il rimpianto per quel che poteva essere e non è stato.
In campionato la Juve è cresciuta, anzi è lievitata, andando controvento: contro la situazione contingente, contro i tanti, troppi infortuni, contro l’età dei difensori, con Buffon che sì è pure regalato con 974’ il nuovo record di imbattibilità. E contro i dubbi: sconteremo le partenze di Vidal, Pirlo e, soprattutto, Tevez? Dybala ha risposto sul campo. Basta capire un po’, non dico tantissimo, di calcio, per sapere che un talento come Dybala non fa rimpiangere nessuno, se non sé stesso quando andrà altrove. Poi, Pogba. Ha cominciato a giocare bene quando ha smesso di pensare al 10 che ha sulle spalle, il 10 è un numero importante anche per i francesi, e ha capito che a calcio si gioca in undici. Se Pogba resta e arriva, come sembra, Pjanic, la Juve sarà favorita anche nel prossimo campionato.
La concorrenza si rinforzerà, alludo a Napoli e Roma. Sarri e Spalletti avranno il vantaggio di un anno in più con la squadra e hanno il diritto-dovere di suggerire le scelte. Sarri ha lavorato molto bene, non ha sofferto il passaggio dalla piccola alla grande città. Sembra intenzionato a pescare nell’Empoli (dopo Tonelli, Zielinski). Da Empoli, bene Hysaj, non pervenuto Valdifiori. Con Sarri, nell’anno di Ranieri (sempre sia lodato) si può aprire un discorso sugli allenatori che non hanno mai vinto, o vinto nelle serie inferiori. E da Sarri allargarsi a Di Francesco (lo scudetto delle provinciali è suo), a Maran e Giampaolo, che hanno salvato Chievo ed Empoli con molto anticipo. Scommettendo su Sarri, de Laurentis ha vinto la scommessa. Pochi presidenti di fascia alta avrebbero ragionato come lui. Le milanesi sono in alto mare, con il mercato condizionato dai bilanci. Sono mancate, più il Milan dell’Inter che per qualche mese ha dato l’illusione della lepre. Il Napoli sta meglio. Intanto, ha Higuain, quasi la metà degli 80 gol li ha fatti lui, anche per lui un record (superato Nordahl 66 anni dopo) e qualche riflessione su don Gonzalo. La prima è che lui e Dybala, pur così diversi, testimoniano la preziosità e l’inesauribile produzione del calcio argentino. La seconda è che Higuain è, come punta centrale, uno dei due migliori su scala mondiale. Se la vede con Suarez. Io voto Higuain perché è focosetto (chiedere a Irrati) ma non azzanna gli avversari se non metaforicamente. La terza è che Higuain è l’ideale per il Napoli ma anche il Napoli lo è per Higuain, che mai ha segnato tanto. Tutti giocano per lui. Dialogo immaginario tra un cultore del calcese e un passatista. «Il mio centravanti è lo spazio». «Il mio è Higuain, mo’ vediamo chi vince».
Pur se la Roma ha segnato di più, il Napoli è la squadra che attacca di più. Sarri crede in un tipo di gioco e quello fa: un 4-3-3 con gli esterni larghi. Così anche Sassuolo, Lazio, Atalanta e a volte Inter, che Mancini cambia spesso, anche troppo. La Juve, come Torino, Udinese e Genoa, preferisce il 3-5-2 con qualche concessione al 4-3-3. Roma, Milan, Empoli e Chievo adottano il 4-3-1-2, Bologna e Fio- rentina il 4-2-3-1, Palermo il 3-4-1-2, Samp il 3-4-2-1, Verona e Frosinone il 4-4-2, Carpi il 4-1-4-1. Spero che tutti ‘sti numeretti diano l’idea della varietà di moduli, ovviamente ritoccabili in corso d’opera. A volte si vedono partite noiose, ma non esageriamo, non è che altrove siano al settimo cielo. Non abbiamo Messi, Neymar, Suarez, CR7, Ibrahimovic, Lewandowski, ma se un bel gol lo segna Pavoletti e non Benzema o Kane, se una paratona la fa Consigli e non Neuer va bene lo stesso. Così come un 2-1 può essere molto più spettacolare di un 6-0. Se c’è una partita che vorrei non rivedere è Inter-Udinese con 22 stranieri dall’inizio. Non per nazionalismo spinto ma perché c’è, o dovrebbe esserci, un limite dettato dal buon senso (questo sconosciuto).
Il Napoli può rimproverarsi qualcosa? Non molto. La necessità di distanziare la Juve, prima, e poi di tenere il suo passo ha spinto Sarri a fare pochi cambi. Il Napoli ha sbagliato due partite, a Bologna e a Udine. Altre due, con Juve e Roma, le ha perse quando lo 0-0 sembrava scritto. Tra i rinforzi non va dimenticato un attaccante con le caratteristiche anche fisiche di Higuain, magari riportando a casa Zapata. E poi dovrà abituarsi alla pressione ambientale, che è forte, come a Roma, mentre a Torino è più contenuta. Ci fosse un ex aequo, Spalletti l’avrebbe meritato perché ha cambiato faccia e passo a una Roma stordita e spenta. Bel campionato, torno a dire, anche per il dibattito su Totti, sulla bellezza, sulla fedeltà, sul tempo che passa. Un altro anno, e non è un cortese omaggio di Pallotta. Totti se l’è meritato sul campo, come fanno i campioni, anche non di primo pelo. E per una volta la voce del tifoso e i mendicanti di bellezza sono d’accordo. Non a caso sabato gli unici applausi dei tifosi milanisti sono stati per El Shaarawy, perduto, e per Totti, bramato e mai avuto. A Firenze, almeno per quattro mesi, un bel calcio l‘hanno visto. A Milano no. Da Sacchi a Capello ad Ancelotti la forza è sempre stata lo spogliatoio forte e unito, con giocatori di temperamento. Non c’è più, e si vede. Berlusconi di recente non ne ha azzeccata una (Brocchi incluso). Sperare in Boateng e Balotelli più che inutile era dannoso. Confermare Mexès e Alex un nonsenso. E vogliamo parlare di incompresi rifioriti altrove? El Shaarawy, Saponara, Suso. L’Inter è quarta, ne ha davanti tre più forti e con un gioco, ma c’è modo e modo di arrivare quarti, e gli ultimi tre mesi interisti sono stati disastrosi. Non si sa quanto capisca di calcio Thohir, né a chi dia retta, né cos’abbia in testa Thohir, né cos’abbia in testa Mancini. Un addio, forse. Anche qui, quanti acquisti sbagliati: Melo, Telles, Ljajic, Jovetic, Montoya, in parte Murillo. Kondogbia no, funzionerebbe in una squadra che funziona. Dopo due pali a Palermo, il Verona tiene in A il Carpi per 3’, poi va com’era scritto, ma dubito che Zamparini faccia tesoro di questa salvezza alla disperata. La prima volta in A del Carpi, come quella del Frosinone, è stata dignitosa e generosa. Arrivederci. A Udine grandi feste per Di Natale, al passo d’addio. Altro da festeggiare non c’è, se non il nuovo stadio, bello. Pessima stagione per un pubblico di palato fine.
Al Sassuolo e Di Francesco lo scudetto delle provinciali. E che bello il dibattito su Totti, la fedeltà e il tempo che passa Berlusconi non ne ha azzeccata una. Sperare in Balotelli- Boateng: più inutile che dannoso. L’Inter ha illuso. Ma a chi dà retta Thohir?
Dybala non fa rimpiangere nessuno, se non se stesso quando andrà altrove. Se Pogba resta e arriva Pjanic, Allegri sarà favorito.