Corriere Economia, 16 maggio 2016
Sicuri che i matusalem bond convengano?
La tendenza è chiara: allungare i tempi di scadenza del debito. Titoli che vengono a maturazione a 30, 40 e anche 50 anni. Comprensibile l’interesse di chi li emette. La curva dei tassi punta verso il negativo. Gli investitori di lungo termine, come fondi pensione e assicurazioni, sono attirati da titoli con queste caratteristiche. L’azione della Banca centrale europea spinge verso emissioni simili, visto che a giugno gli acquisti saranno estesi anche alle obbligazioni corporate. Analoga tendenza si verifica anche per i debiti degli Stati.
La domanda è: ma queste emissioni convengono ai risparmiatori? Anche perché il mercato si sta affollando di questi prodotti. In Francia, il mese scorso sono state piazzate due tranche di titoli una a scadenza 2036 l’altra 2066 per un totale di 9 miliardi e con interessi tra l’1,2% e l’1,75%. Tassi notevolmente in discesa rispetto al 4% dei titoli cinquantennali emessi soltanto sei anni fa. La Spagna sta facendo lo stesso. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Belgio e Irlanda avrebbero collocato quest’anno privatamente bond anche a 100 anni. Federico Fubini ha rivelato sul Corriere del 9 maggio scorso che anche l’Italia sta pensando a un titolo a 50 anni. Le grandi corporate non sono da meno. Johnson & Johnson ha emesso un titolo da 19 anni, Shell da 12. E comunque si sta evidenziando la tendenza delle aziende a stare su durate attorno ai dieci anni. La soglia oltre la quale un’obbligazione viene definita di lunga durata.
I vantaggi di avere orizzonti così ampi sono evidenti per Stati e grandi gruppi. Ma non va mai dimenticata la regola che, più lunga è la durata dei titoli, più il valore scenderà in uno scenario di tassi in salita. Certo, i tassi potrebbero rimanere a galleggiare attorno ai livelli di oggi. In questo caso le preoccupazioni saranno ben più gravi di un buono o cattivo investimento.