la Repubblica, 16 maggio 2016
Il Venezuela è sul piede di guerra e Maduro si nasconde dietro l’esercito
Stato d’emergenza, mobilitazione dell’esercito, occupazione «da parte del popolo» di tutte le fabbriche che hanno interrotto la produzione. La risposta del presidente venezuelano, Nicolás Maduro, all’opposizione che ha raccolto le firme per convocare il referendum che potrebbe destituirlo è, nella sostanza, un “autogolpe”. Per avere legittimità legale il decreto sullo Stato d’emergenza dovrebbe essere sottoposto e votato dal Parlamento. Procedura istituzionale che Maduro ha evitato visto che il Parlamento, a stragrande maggioranza controllato dall’opposizione, non l’avrebbe approvato. Il presidente ha sospeso le garanzie costituzionali favoleggiando di un «golpe» contro il suo governo. «Ho deciso di approvare il nuovo decreto che mi concede poteri sufficienti per sconfiggere il colpo di Stato e affrontare le minacce, internazionali e nazionali, contro la nostra patria». Maduro ha poi ordinato alle Forze armate di prepararsi ad affrontare «qualsiasi scenario». E, rivolto all’opposizione ha concluso: «Non sanno quello che siamo capaci di fare. Difenderemo il Venezuela con la Costituzione ma anche con i fucili».L’iper-inflazione, la lunga carestia di alimenti e medicine, i blackout per l’emergenza energetica, il razionamento dell’acqua e gli ostacoli posti da Maduro per un cambiamento democratico della sua gestione, ormai minoritaria, rendono la situazione sempre più critica. L’ultima boutade del presidente è l’occupazione delle aziende che avrebbero interrotto la produzione non per la crisi e l’assenza di materie prime ma «per la guerra economica concepita dall’opposizione». L’esercito, per ora, è con lui. Il generale Vladimir Padrino, ministro della Difesa, ha confermato ieri l’appoggio incondizionato delle Forze armate al presidente.