La Stampa, 16 maggio 2016
«L’Unione Europea è come Hitler» dice Boris Johnson
Per gli storici, l’integrazione europea ha contribuito a mantenere la pace sul continente dopo secoli di conflitti e due guerre mondiali, ma per Boris Johnson l’Ue persegue gli stessi obiettivi di Hitler: creare un superstato. E contro di essa ha invocato nientemeno che lo spirito di Churchill. È sempre lui, l’ex sindaco di Londra diventato leader del fronte pro-Brexit, a infiammare la campagna elettorale per il referendum di giugno. Questa volta lo fa con un paragone shock che gli ha attirato inevitabili critiche.
In un’intervista al «Sunday Telegraph», Johnson ha detto che gli ultimi duemila anni di storia in Europa sono stati dominati da tentativi falliti di far rivivere «l’età dell’oro» romana e unificare il continente sotto un superstato. «Napoleone, Hitler e varie altre persone ci hanno provato, con risultati tragici», ha detto. «L’Ue sta provando a fare la stessa cosa con metodi diversi. Ma fondamentalmente l’eterno problema è che manca una lealtà di base all’idea di Europa. Non c’è una singola autorità che sia rispettata o capita da tutti, e questo crea un enorme vuoto democratico». E allora no a un’Europa che, tra nuove tensioni, ha «preso il controllo» dell’economia italiana e «distrutto» la Grecia. E, con parole alla Churchill, di cui si considera erede spirituale, ha invitato i britannici a essere nuovamente «eroi dell’Europa».
Personaggio sempre sopra le righe, l’ex sindaco, oggi deputato conservatore a Westminster, non è nuovo ad affermazioni grossolane. Il mese scorso ha bollato Obama, colpevole ai suoi occhi di un duro monito contro la Brexit, come «mezzo kenyano» e per questo avverso all’impero britannico. Allora era stato criticato come razzista, stavolta i commenti sono andati dall’«offensivo» al «disperato». «Non dovrebbe fare giochetti con il capitolo più buio e sinistro della storia europea», ha detto la deputata laburista anti-Brexit Yvette Cooper. Se faccia bene lui ad alzare i toni lo sapremo presto. Johnson certamente ha dato nuovo impulso alla campagna per la Brexit. Sotto l’aspetto buffonesco e il ciuffo biondo si nasconde un politico attento agli umori della piazza. Evocare la nozione di superstato vuol dire fare leva su una delle preoccupazioni più radicate tra i britannici: quella di perdere sovranità a causa di Bruxelles. Secondo un sondaggio dell’istituto ComRes, più del doppio degli interpellati ritiene Johnson più credibile di David Cameron in tema di Ue: il 45% contro il 21%. E Johnson è già dato da molti come futuro premier, soprattutto se il 23 giugno il Paese voterà per uscire dal blocco. Nigel Farage, leader del partito anti-europeo Ukip, è con lui (Ukip ha un solo deputato in parlamento). «Boris continua a sorprendere tutti, dicono che è un buffone ma è come Ronnie Reagan», ha detto Farage, che non ha escluso di lavorare in un eventuale governo Johnson.
Ma Boris, come lo chiamano tutti, deve stare attento: tanta spregiudicatezza potrebbe anche rivelarsi un boomerang. Basta guardare proprio alle recenti elezioni per scegliere il suo successore a Londra: Zac Goldsmith, che ha condotto una campagna di pancia accusando il rivale laburista, e musulmano, di essere vicino ai terroristi, ne è uscito con le ossa rotte. Il paragone con Hitler potrebbe suonare stonato ad un Paese che ai nazisti, quelli veri, ha fatto la guerra.