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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Le macchine da scrivere tornano di moda

È una tiepida serata primaverile a New York. Una piccola folla si è radunata davanti a uno dei bar più alla moda di Manhattan. È in programma un Type-in, una sorta di raduno di appassionati di macchine da scrivere, che si affrontano in gare di battitura veloce. “Non immaginate il solito evento polveroso con cimeli e anticaglie. Questa è la moda del momento: vere e proprie jam session dove gruppi di entusiasti del ‘typing’ si sfidano con le loro vecchie macchine da scrivere, tra musica, cocktail e gente che fa il tifo: l’atmosfera è rock, elettrizzante”, spiega il New York Times. “Quando scrivi a macchina sei obbligato a concentrarti”, chiarisce Michael Mc Gettigan, tra gli inventori del fenomeno, “non hai mail da controllare, né distrazioni come Twitter o Facebook. E per battere veloce devi essere allenato, mica puoi fare copia e incolla, e cancellare gli errori non è così semplice. È divertente come un gioco e un ottimo antistress”.
La rinascita della macchina da scrivere è partita da qui, da queste gare di dattilografia versione 2016. Tutto è cominciato qualche tempo fa in un pub di Philadelphia, dove una tranquilla riunione di collezionisti si è trasformata una sfida di abilità. Gli appuntamenti si sono moltiplicati, fino a far diventare un oggetto del passato relegato a soprammobile in uno più alla moda che mai. Specie tra i giovani: i neo-appassionati di macchine da scrivere hanno un’età media compresa tra i venti e i trent’anni. Di questi apparecchi d’antan apprezzano la praticità, la storia, ma soprattutto l’idea di scrivere senza le mille distrazioni della rete. “Sono apparecchiature resistenti come carri armati, hanno una storia lunga e affascinante alle spalle. Sono a prova di hacker e le vogliono ancora i servizi segreti. E sono autonome: funzionano senza elettricità nè internet, una liberazione”, continua Michael McGettigan. È così che è nata l’idea della macchina da scrivere del futuro, la Hemingwrite, cosiddetta in omaggio al grande scrittore americano. Il nuovo gadget è un ‘anti-computer’ dedicato ai nostalgici delle vecchie tastiere, che mantiene un design rétro ispirato agli anni Ottanta, ma scrive in digitale e riproduce l’intramontabile suono del battere sui tasti. Il tutto senza le solite distrazioni della rete, dalle e-mail alle notifiche, le infinite discussioni in chat e i giri sui social.
C’è qualcosa di incredibilmente affascinante nel ticchettio della vecchia macchina per scrivere, che attira anche il popolo dei più giovani internauti. Eleganti, indistruttibili e facili da usare, le vecchie Underwood, Remington e Smith Corona hanno registrato tra il 2013 e il 2014 picchi di vendite che non si vedevano da decenni. E la Olympia Typewriter nel 2013 ha venduto più di diecimila modelli, un record per questa vecchia macchina che sembrava destinata a morte certa di fronte all’avvento del computer. “Ero a un passo dalla chiusura”, commenta Tom Furrier, proprietario della Cambridge Typewriter Company, società del Massachussets che colleziona e vende macchine di ogni epoca, “ma ora gli affari vanno alla grande”. Con una sorpresa: la metà dei suoi clienti ha meno di trent’anni. “Sono cresciuti giocando con i videogames, ora si divertono con altri tasti”.
Tanti la usano anche per fare disegni. È la cosiddetta ‘typewriter art’, l’abilità di creare piccole opere d’arte giocando con i tasti della macchina. Una tecnica nata in realtà negli anni Trenta, con il boom delle macchine da scrivere: allora veniva chiamata ‘Artyping’. Per farsi un’idea del fenomeno c’è anche un bel volume, pubblicato dall’editore inglese Laurence King, ‘Typewriter Art: A Modern Anthology’, che racconta lo sviluppo di questo straordinario apparecchio sotto il punto di vista dell’arte. Ma questa è tutta un’altra storia.