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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Una mamma ha buttato dal terzo piano le sue due figlie di 7 mesi e 4 anni, ma per fortuna sono atterrate sul telone dei pompieri. È successo a Milano, in via Giambellino

«È stato un bello shock, mi tremano ancora le gambe. Altro che in pace con me stesso! Non ho dormito stanotte, non dormirò ancora la prossima e chissà quante altre». L’adrenalina della notte l’ha assorbita ma il caposquadra dei vigili del fuoco Michele Giacalone ha ancora davanti agli occhi le sequenze di un film dell’orrore a lieto fine: prima il volo di Ilaria, nemmeno 7 mesi, poi quello della sorellina Mirola, che farà 4 anni a giugno, gettate dalla finestra del terzo piano di una periferica casa di proprietà in via Giambellino dalla 31enne mamma Samia, egiziana come loro, in preda a un delirio paranoide. Giacalone, palermitano, 49 anni e 26 di servizio, sospira.
Salvate le bimbe dal vostro telone, salvata la madre che stava per tuffarsi nel vuoto dai suoi colleghi e dai poliziotti. Panico in cortile, urla, sollievo. Com’è andata?
«Seguendo la procedura. Che nei casi di trattamento sanitario obbligatorio, di sgombero da un appartamento, di persone che si barricano in casa o di tentati suicidi, prevedono l’apertura del telone gonfiabile. Nel 99% dei casi non viene mai usato, riusciamo a farne a meno. Stavolta invece...».
Passo indietro. Il primo allarme alla centrale della questura è delle 23.23 di giovedì. Cinque volanti sul posto, cinque equipaggi di pompieri. E cosa trovate?
«Una signora fuori di testa che getta materiale di qualsiasi tipo dalla finestra. Smontava pezzi di armadio con un martello e li tirava, poi cuscini, vestiti, giocattoli. Il marito era giù in cortile, l’aveva pestato con un bastone. Lei urlava e non si capiva niente, voleva parlare col muro».
Su c’erano anche le due bimbe.
«Barricate in camera da letto con lei. Accucciate sotto la finestra a piangere, con la grande che abbracciava la piccola. Ci coordiniamo coi poliziotti, il telo da salto lo montiamo subito. Anche se continuavano a pioverci addosso oggetti. Non c’era da aspettare, ce ne siamo resi conto subito».
Operazione complicata: proprio sotto la finestra non c’è selciato ma una rampa con ringhiera che scende verso le cantine.
«Già, e noi e i poliziotti a reggerlo da sotto, cercando di non farlo sfondare. Su c’era un sovrintendente della questura che provava a parlare alla signora. Io ho dato l’ok con la radio. Siamo pronti».
Qualche secondo e il gesto folle. Anzi due.
«La prima. Poi la seconda. Perfettamente al centro del telo. Illese».
Paura?
«Non è vero che il pompiere paura non ne ha. Ne abbiamo, ma riusciamo a gestirla. Ma quando ti vedi volare due bimbe sulla testa è dura. Io ho due figli. Ho pensato a loro».
Quanti altri salvataggi ha tentato?
«Mi è successo quattro volte. L’ultima volta una signora si è gettata dal tetto di un palazzo, l’avevo afferrata per il maglione ma era troppo pesante. Il telo non l’avevamo ancora montato, era stata più veloce di noi. Stavolta c’è stato il lieto fine, ma devi andare avanti lo stesso. Restare freddo, quasi cinico. Oppure puoi cambiare mestiere».