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 2016  maggio 15 Domenica calendario

Enrico Brignano è il più visto a teatro dal 2011 a oggi. E lui qui prova a spiegare perché

In testa praticamente da cinque anni. Tra il 2011 e il 2015 Enrico Brignano è al primo posto della top ten Siae per i biglietti venduti a teatro. L’ultimo spettacolo Evolushow 2.0 ha raccolto in 101 recite 6 milioni e mezzo di euro, con circa 150.000 spettatori. Solo nel 2013 Brignano ha dovuto cedere il gradino più alto del podio, preceduto da Aldo Giovanni e Giacomo.
Come se lo spiega questo risultato?
Prova a scherzare: «Non lo sapevo nemmeno io. È un grande successo, come incassare 6 milioni l’anno con un film che va in sala con centinaia di copie, con la differenza che io faccio una copia per volta e 200 mila chilometri all’anno per andare di sala in sala».
Il segreto?
«Venderei il brevetto a caro prezzo se lo sapessi. Cerco sempre di non deludere me stesso e il modo per farlo è cambiare sempre lo spettacolo, non puoi fare un rimpastone di cose già fatte. Ho ricevuto un mese fa uno “scudetto” da YouTube: i miei video hanno raggiunto i 40 milioni di visualizzazioni: non potrei riproporre cose già viste, il pubblico va sorpreso ogni volta».
In queste cinque stagioni ha portato a teatro due edizioni di Rugantino che è andato in scena pure a Broadway. Cosa rappresenta per lei questa maschera?
«Mi affascina l’atmosfera cupa di quella Roma papalina, allora il pontefice non lo conosceva nessuno. Oggi invece il papa si fa i selfie. E poi mi piace la metafora di Rugantino: è la prima volta che il protagonista comico di una commedia musicale muore e morendo diventa immortale».
E la Roma di oggi?
«Si è passati da una Roma dove esisteva la pena capitale ad una Roma che non si sente più capitale... Una Roma degradata, incivile, sporca, è la città più bella del mondo dove non vedi l’ora di andare per poi pensare di non tornare».
Poi ha portato sul palco un nuovo spettacolo, «Tutto suo padre».
«Ho cercato di trasformare un evento negativo come la morte di mio padre in un modo per raccontarlo a me stesso e agli altri, per scoprire cose di lui che non sapevo».
Infine «Evolushow», anche nella versione 2.0, come se fosse un aggiornamento dello spettacolo precedente.
«È un racconto su vizi e virtù di noi uomini così tecnologici e internettizzati. Fatti non fummo per viver come bruti: non siamo nati per stare 24 ore al giorno sul web. È una realtà che non esiste, esiste solo se hai campo. Non abbiamo più hobby, se non c’è connessione non sappiamo cosa fare».
Il 18 maggio compie 50 anni. Bilanci?
«Propositi. Devo sbrigarmi a fare alcune cose, il tempo fugge. Se voglio una famiglia il momento è ora».
È stato allievo di Proietti, che cosa le ha insegnato?
«Mi scrisse: scegli sempre la strada più difficile. Ho sempre cercato di farlo: la salita è più complicata ma il panorama è più bello».
Lei non fa satira politica, per scelta o per paura?
«Preferisco la satira di costume, è destinata a rimanere per più tempo, una battuta politica diventa vecchia molto più velocemente».
Una battuta su Renzi le tocca lo stesso.
«Gli italiani sono piagnoni, ci piace parlare dei difetti, perché fa più rumore un albero che cade piuttosto che mille che crescono. Renzi invece è autocelebrativo, non crede nemmeno lui a quello che dice, per questo è simpatico».