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 2016  maggio 15 Domenica calendario

C’è il sospetto che le banche centrali si siano messe d’accordo – senza dircelo – per tenere il dollaro basso

Lo speculatore più bravo è quello che scommette sulle valute; e vince sempre. Il guaio è che non esiste: il mondo è troppo complicato. La riprova è arrivata questa settimana. Giovedì, Deutsche Bank ha abbandonato la sua previsione di un rapporto euro-dollaro di uno a uno entro il 2016. Ora, pensa che a fine anno serviranno 1,05 biglietti verdi per un euro. Venerdì, Goldman Sachs ha fatto lo stesso: anch’essa ritiene che il cambio sarà di 1,05, tra 12 mesi, mentre finora aveva previsto che la moneta unica europea si sarebbe indebolita a 0,95. Di fronte al dollaro che non si rafforza come teoria vorrebbe, due delle più prestigiose banche mondiali cambiano opinione. Come loro, un po’ tutti, sui mercati, stanno rivedendo le valutazioni: alla fine del 2015, 14 grandi istituzioni prevedevano l’euro in parità con il dollaro o sotto, ha calcolato Bloomberg. Ora ne sono rimaste solo cinque a pensarlo. È che, nonostante la divergenza delle politiche monetarie tra America ed Eurozona – la Fed è su una tiepida traiettoria di rialzo dei tassi, la Bce su un deciso rilassamento – la moneta unica europea non ha perso valore come ci si aspettava: venerdì scorso quotava attorno a 1,13 dollari, dall’inizio dell’anno si è rafforzata di oltre il 4%. La domanda, naturalmente, è come mai il cambio vada a rovescio rispetto a quello che in teoria dovrebbe. Nemmeno a posteriori le spiegazioni sono facili. Le ragioni possono essere numerose. Ce n’è però una piuttosto intrigante. Dal momento che oggi sembra certo che il ruolo decisivo anche nelle variazioni dei cambi lo giochino le banche centrali, sui mercati ci si domanda se Fed, Bce, Banca del Giappone, Banca d’Inghilterra e così via sappiano qualcosa che noi non sappiamo. Ad esempio di un accordo raggiunto al G20 di Shanghai di fine febbraio non comunicato ai mercati. Spaventate dalla possibilità che la Cina perda il controllo della situazione economica e svaluti – ipotesi che terrorizza – le banche centrali starebbero operando per consentire al renminbi di rimanere agganciata a un dollaro che non si rafforza, anzi. Non ci sono prove di una ripetizione dell’Accordo del Plaza del 1985 per deprezzare la valuta americana: nel buio, il sospetto però corre.