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 2016  maggio 15 Domenica calendario

Ci vorranno mesi per celebrare le prime unioni civili

Entro l’estate se va bene, più probabilmente dopo. Il testo sulle unioni civili, dopo l’approvazione alla Camera, è diventato legge, seppure attualmente non in vigore, ma bisognerà attendere ancora – e non sarà attesa brevissima – perché dal riconoscimento del diritto sulla carta si passi alla concreta possibilità di esercitarlo. Al di là del periodo tecnico necessario per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, affinché possano essere celebrate le prime unioni civili occorrerà aspettare il decreto attuativo, che deve – sarebbe meglio dire, dovrebbe – essere emanato entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge. Il condizionale però è d’obbligo. A “misurare” i tempi e i possibili ritardi di politica e burocrazia è la stessa senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria della legge sulle Unioni Civili. 
SCARTO TECNICO
«Potrebbe esserci un minimo di scarto tecnico – annuncia su Facebook – dovuto all’attesa dei pareri necessari a consentire l’entrata in vigore del decreto, e dunque non è possibile dare certezze sui tempi, ma il Governo e il Partito democratico sono già al lavoro, con i funzionari e i tecnici, per fare in modo che i sogni di tante e tanti possano diventare realtà al più presto, già entro l’estate o subito dopo». Il lavoro da fare non è poco, né semplice. 
«Dovranno essere modificate tutte le norme del codice civile e penale che si riveleranno incompatibili con questa legge – afferma l’avvocato Matteo Santini, direttore scientifico Centro studi sul Diritto di Famiglia – I cambiamenti interesseranno vari settori e saranno tantissimi, potrebbero sorgere perfino problemi di diritto internazionale privato. Alcuni ambiti sono decisamente pratici, come l’edilizia popolare o i registri anagrafici che dovranno essere adattati ai diversi tipi di legame. Si rischia di dover intervenire addirittura più volte sul medesimo istituto». 
Chiariti i principi generali, con la legge, e definite le “regole”, bisognerà procedere ad alcuni adattamenti. «La parte applicativa – prosegue l’avvocato – comporta molti aspetti critici, non soltanto per le unioni civili. Il testo, infatti, disciplina, in altra parte, le convivenze. Il riconoscimento, in caso di separazione nelle coppie di fatto, del diritto della parte che non ha mezzi necessari al mantenimento a ricevere gli alimenti comporterà un più che consistente aumento di domande giudiziali. Le convivenze rappresentano circa il 40% dei legami di coppia, ormai, nel nostro Paese. Il testo approvato parla di alimenti e mantenimento che sono, però, concetti molto diversi. Bisognerà fare chiarezza». Da chiarire è pure il tema dell’obiezione di coscienza per i sindaci che non vorranno celebrare le unioni civili. 
IL GIURAMENTO
«I sindaci giurano sulla costituzione e sono tenuti ad applicare tutte le leggi – scrive la Cirinnà – se così non fosse si potrebbe ipotizzare sia il reato di omissione di atti d’ufficio, che il commissariamento ad acta. Ma sono certa che, pur col diniego di alcuni, le unioni civili saranno celebrate in ogni comune poiché i sindaci posso delegare la funzione di ufficiale di stato civile ad altri soggetti, normalmente assessori o consiglieri comunali». La soluzione, però, a giudicare dalle proteste di alcuni dei primi cittadini, potrebbe non essere così semplice. E se l’obiezione, come facoltà e diritto, è oggetto di dibattito già in queste ore, a rimanere sotto i riflettori e tra le polemiche, sono anche i punti stralciati dal testo: obbligo di fedeltà e stepchild adotion. «All’eliminazione dell’obbligo di fedeltà si è data molta enfasi ma non avrebbe avuto comunque ricadute pratiche – dice Santini – Non si sarebbe potuta prevedere una sanzione, di fatto non ipotizzabile neppure nel matrimonio, dove in taluni casi l’infedeltà può essere, però, considerata causa di addebito della separazione, facendo perdere alla parte ritenuta responsabile il diritto al mantenimento. Opzione quest’ultima che per le unioni civili non è contemplata».
Ancora più caldo il tema della stepchild adotion. «Non è questa la legge che aspettavamo e desideravamo, perché ha stralciato la possibilità di avere diritti per i nostri figli – commenta Marilena Grassadonia, presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno – è comunque un passo importante, storico, lo riconosciamo, ma bisogna essere oggettivi, non può essere ritenuto un traguardo. Questo testo ci sta stretto, i bambini devono essere tutelati e la legge approvata non lo fa. L’Italia aveva la possibilità di mettere nella norma qualcosa di importante ma ha perso l’occasione». La legge però è stata sostenuta durante il suo iter. «L’abbiamo sostenuta per questione di responsabilità – conclude – ma quello che il testo prevedeva inizialmente è stato cancellato. Non doveva andare così. Porteremo avanti la nostra lotta per il riconoscimento dei diritti dei bambini alla nascita, per l’adozione piena e per il matrimonio egualitario. Non sono accettabili legami di serie B». Il capitolo è dunque tutt’altro che chiuso: la legge, a molti, sembra “vecchia”, ancora prima di essere entrata in vigore.