La Gazzetta dello Sport, 14 maggio 2016
Così Di Natale ha fatto la storia dell’Udinese
Ciao campione. E grazie di tutto. È quel che si può dire ad Antonio Totò Di Natale che domani, contro il Carpi giocherà l’ultima volta con la maglia numero 10 dell’Udinese (dovrebbe entrare per 15 minuti). In bianconero dal 2004 il campione napoletano, cresciuto a Empoli, ha regalato colpi di tacco, di genio e aperture da regista; ha aiutato l’Udinese a conquistare un terzo, un quarto posto e l’Europa che conta; ha vinto due volte il titolo di capocannoniere della A (con 29 e 28 gol nel 2010 e nel 2011), è andato per nove campionati di fila in doppia cifra. Da giocatore dell’Udinese, ha segnato il gol a cui tiene di più in azzurro, contro la Spagna al debutto a Euro 2012. Ma soprattutto la 10 bianconera l’ha usata amando Udine e tutto il Friuli. Non ha tradito Totò. Ha detto no alla Juventus in piazza davanti alla gente, sposando una causa, facendo crescere i suoi figli e convincendo sua moglie Ilenia, toscana di Empoli, che a Udine si stava meglio che a Torino o a Napoli, a Firenze o a Dubai. Ma oggi Totò dice basta. Lo fa al termine di una stagione tormentata, triste e solitaria, scriverebbe Osvaldo Soriano. Una stagione che l’ha visto in campo solo 22 volte per 1206 minuti, con un solo gol, colpa dell’età, di qualche acciacco, di un calcio in cui occorre più correre che pensare con i piedi. Ecco, questo è il cruccio del campione: 208 gol in A, e il sogno di arrivare a 216 come Altafini e Meazza spezzato sul più bello. Non da lui, che, però, qualche errore strategico l’ha commesso. Ma un futuro nel club per lui non è previso anche se in più ruoli potrebbe essere utile. Perché Totò parla poco, ma sa farsi capire. E capisce di calcio e di affari.
FESTA Oggi si congederà dai giornalisti con una conferenza che terrà accanto a chi più gli vuole bene all’Udinese, Gianpaolo Pozzo, domani dai tifosi che preparano una festa come il club, Il nuovo splendido Friuli sarà tutto per lui. Con cartoncini e gol sul maxischermo, pizza e birra per tutti, e forse una star. Si è pensato a Maradona e Baggio, i suoi idoli. Vedremo. Totò dal 20 marzo non fa praticamente più parte della squadra. È stato più tosto l’approccio con De Canio, che l’addio con Colantuono. Ma loro, solo in parte, hanno decretato un prepensionamento che lui ritiene inaccettabile. È probabile che Totò, a quasi 39 anni, decida di fare ancora un anno da calciatore e attacchi l’ennesimo obiettivo. Perché si sente bene. Destinazioni? Un’idea Bologna, niente di più.
AMICI Lo vedono giocatore anche gli amici più cari. A partire dal tecnico della Samp Vincenzo Montella che per Totò è come un fratello maggiore: «Non sono così convinto che smetterà. È una mia sensazione. Lo dico con affetto perché abbiamo condiviso tanto: per lui e per l’Udinese si chiude un’epoca straordinaria e bellissima e l’applauso è sincero». L’amico di Udine, il barone Franco Causio, aggiunge: «Se ha le motivazioni credo che Totò possa continuare. Gli dico grazie per le emozioni che ha dato a me e a tutto il popolo friulano. Siamo amici, perché parliamo chiaro, forse gli ricordo il papà. Negli ultimi 20 anni lui, Del Piero, Baggio, Totti e Zola hanno fatto la storia del calcio italiano. E lui è modesto, vero, dotato di una sensibilità incredibile». L’altro applauso arriva da Luciano Spalletti, che lo ha allenato e potrebbe un giorno chiamarlo nel suo staff: «Totò Di Natale è un marchio. Ha dentro i segreti del calcio... È nato per esaltare le qualità della squadra. Oltre ad avere una fase realizzativa da bomber vero aggiunge tecnica in rapidità nello stretto e un uno contro uno devastante per chi lo subisce... Per il futuro, come per quello di Francesco spero che faccia quello che ha desiderio di fare e io sarò sempre a sostegno della loro scelta. Mi ritengo un privilegiato perché ho potuto allenare due fenomeni come lui e Totti». Anche lo «zio» di Empoli, il presidente Fabrizio Corsi saluta il suo Totò: «Io sì, sono lo zio, mi auguro si ricordino di quello che ha fatto. Fa tristezza che il campionato perda uno come lui, anche se penso che voglia fare ancora il calciatore. Non a Empoli, abbiamo già Maccarone, 37 anni, e servono giovani».
FAMIGLIA Totò si commuoverà. Forse troverà la carica per riprende la via del gol. Francesco Guidolin lo ha sempre definito «il calciatore più forte che ho allenato». Sua moglie Ilenia ha aggiunto: «È un marito e papà straordinario. Deciderà senza fretta». Domani sentirà il calore del popolo friulano che negli ultimi tempi, ha un po’ lasciato da parte (non era alla cena dei tifosi martedì), ma non per cattiveria. Solo per tristezza. Totò è ansioso e sensibile. E soprattutto goleador. Pensare che il prossimo anno il suo posto venga preso dal trentunenne tunisino Hamdi Harbaoui mette un po’ di apprensione e malinconia.