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 2016  maggio 15 Domenica calendario

La star di casa Bruni non è più Carlà ma Valeria

Doppietta di Valeria Bruni Tedeschi: due film in due giorni. Chi pensa che come attrice reciti sempre la signora altoborghese nevrotica si tranquillizzi: in entrambi i film fa in effetti la signora altoborghese nevrotica. Nel surreale Ma Loute di Bruno Dumont è la moglie di Fabrice Luchini, gran signore gottoso di Tourcoing (la borghesia di provincia francese è più micidiale perfino di quella italiana) in vacanza su una spiaggia di rozzi e primitivi pescatori, forse addirittura antropofagi. 
Siamo ai primi del Novecento, in turbinio di ombrellini, cappellini e pizzi, mentre le differenze sociali sono abissi. E ci sono ovviamente anche Juliette Binoche e un amorazzo, non è ben chiaro se gay o banalmente etero, fra la nipote o il nipote di Luchini e il primogenito dei proletari cannibali. Ancora più altoborghese e ancora più nevrotica, anzi decisamente folle, logorroica, mitomane e sfrenatamente rompiscatole, Bruni Tedeschi nella Pazza gioia di Virzì, presentato ieri alla Quinzaine (il film ha conquistato dieci minuti d’applausi, commossi regista e protagoniste). VBT è reclusa in una «comunità terapeutica ad alta densità di cura» donde scappa insieme a Micaela Ramazzotti, psicotica condannata per il tentato omicidio del figlio. E via verso la libertà, Thelma e Louise della Versilia in fuga per la felicità a bordo di una decappottabile rubata (da loro, ovvio) e targata PV come Paolo Virzì. Qui Valeria è davvero da applausi, e non metaforici. Li ha ricevuti, live e ritmati, perché alla Quinzaine alla proiezione «segue dibattito» con regista e attori, come ai cineforum e alle Corazzate Potemkin d’antan. 
Vite parallele da star
Non si può fare a meno di pensare alle curiose vite parallele delle due sorelle d’Italia in Francia, le sorellastre Bruni, Valeria la maggiore e Carla la minore (in comune, com’è noto, hanno solo la madre, la formidabile Marisa, il padre biologico di Carla non essendo quello legale). Pure Valeria, in Francia, è una star, perché a Parigi le signore altoborghesi nevrotiche piacciono assai. 
Ma anche lì, e ancor più nel resto del mondo, finora dicevi «Bruni» e pensavi a Carla, anzi Carlà, che rispetto alla sorella è sempre stata più di tutto: più bella, più fotografata, più chiacchierata. Con più storie d’amore all’attivo e più celebri («Di tanto in tanto sono monogama, ma preferisco la poligamia e la poliandria», fece sapere in una memorabile occasione), fino ovviamente a diventare première dame, «signora più» della Francia durante cinque anni d’inesausto sarkozysmo (ah, e secondo Vanity Fair Carlà è anche la donna più elegante del mondo).
Amori più o meno celebri
Al confronto, le gesta di Valeria appaiono più scarne e certamente meno affollate. Due sole relazioni celebri, con Mimmo Calopresti e Louis Garrel, e tre film autobiografici dove si racconta, ovviamente, come una signora altoborghese nevrotica. Altre differenze? Valeria non ricorre alla chirurgia estetica, mentre la sorella, già soprannominata «Robocop», ha iniziato prima ancora di averne bisogno. 
Valeria normalmente non si trucca, si pettina come capita, si veste idem e magari mostra qualche chilo di più. Con tutto ciò, quando si guarda intorno spalancando l’occhione azzurrissimo con l’aria di chiedere «che ci faccio qui? E voi chi siete?», lo charme è infallibile.
E poi, come si è visto, ultimamente non sbaglia un colpo. Invece Carlà sembra un po’ sparita dai radar. Un ritorno all’Eliseo appare, se non impossibile, improbabile. L’ultimo disco ha venduto circa 80 mila copie, che non sono poche ma sono decisamente meno dei due milioni del primo. Le apparizioni pubbliche sono meno frequenti, i pettegolezzi quasi estinti, di scandali nemmeno l’ombra.
Magari passa davvero il suo tempo a crescere la piccola Giulià e ad ascoltare i monologhi di Sarkò. Sarà sicuramente l’effetto-Cannes, ma anche sui giornali «people» in questi giorni alla voce «Bruni» Valeria compare molto più di Carlà. Per Valeria è un momento d’oro. Aspettando il prossimo film dove è probabile che reciti la parte di una signora altoborghese nevrotica.