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 2016  maggio 15 Domenica calendario

Gianni Mura ricorda la straordinaria forza di Nordahl, ora che il suo record è stato battuto da Higuain

E così Higuain ce l’ha fatta. Si dice che i record sono fatti per essere battuti, e quello di Nordahl ha resistito 66 anni. Un allenatore di oggi, si ritrovasse in rosa Nordahl, lo terrebbe fuori rosa per troppa ciccia, ma quelli erano altri tempi e Nordahl è stato un grande. Ai ragazzini sembrava di rivedere i film con Maciste, Sansone, Ursus. A Nordahl si aggrappavano i difensori, se li scrollava di dosso e faceva gol. Era la sua specialità: 56 in 77 partite nel Degerfors, 93 in 95 partite nel Norrkoeping, 210 in 257 partite nel Milan, calciando in tutto 2 rigori, “solo” 15 in 34 nella Roma. E 43 in 33 partite con la Nazionale svedese. Era nato vicino al Circolo polare, padre fabbro madre sarta, lui tornitore e poi calciatore come tutti i fratelli: Knut e Bertil arrivano al professionismo, Goesta e Goiam no. Lo chiamavano il Pompiere, perché per ingaggiarlo il Norrkoeping gli aveva assicurato un posto da pompiere, stipendio buono e pensione quando sarà il momento. Era un modo per aggirare il dilettantismo. Gunnar fu il primo del Gre-No-Li ad arrivare in Italia, nell’inverno del ‘49, si dice per il fairplay di Gianni Agnelli. La Juve aveva soffiato il danese Ploeger al Milan, che protestò, e l’Avvocato cancellò la macchia. Secondo un’altra versione, fu l’ungherese Czeizler, allenatore della Svezia che vinse le Olimpiadi del ‘48 a Londra, a segnalarlo al Milan, che lui stesso avrebbe allenato. C’erano duemila tifosi scatenati alla Stazione Centrale, e solo due carabinieri: vetri rotti, 4 feriti. Tre giorni dopo Gunnar segnava il suo primo gol alla Pro Patria e sei mesi dopo, convinti da lui, arrivarono anche Gren e Liedholm.
Nordahl aveva già 28 anni, un fisico massiccio (1.80 x 90 kg abbondanti), ma non ne approfittava, era correttissimo. Un giorno colpì con una gomitata involontaria un difensore della Samp, rimasto a terra. Se ne accorse, stoppò corsa e pallone, tornò indietro per scusarsi. “Terrificante ammasso di muscoli”, scrissero i cronisti dell’epoca. Il classico gigante buono, come Charles, ma forte in tutto, non solo di testa: destro, sinistro, tiri da fuori o tocchi ravvicinati in acrobazia. Fisicamente lo si può paragonare a Pecos Bill Virgili, della Fiorentina, ma anche a Bobo Vieri. Umile, generoso, quasi timido fuori campo, fece moda pettinandosi con la riga in mezzo. Con Liedholm, fece anche pubblicità a un vermuth. Amava l’Italia, dove aveva molti amici e tornava volentieri. È morto, il 15 settembre 1995 ad Alghero, fatale un terzo infarto, mentre nuotava in piscina con un costume rosso e nero.