la Repubblica, 15 maggio 2016
Arriva Trump che rutta. E lo portano in trionfo
Ogni volta che Trump si lascia sfuggire le opinioni più grevi, o si viene a sapere di suoi comportamenti offensivi, si pensa: adesso pagherà un prezzo politico. Ma non è così. Se alle sconcezze razziste e al maschilismo da trivio corrispondesse un prezzo politico, Trump non avrebbe potuto stravincere le primarie e sbaragliare lo stato maggiore repubblicano, facendo di quel partito un sacco vuoto da riempire con i suoi miliardi. La verità è che esiste un pezzo di opinione pubblica che non considera affatto offensivi o disdicevoli quelle parole e quei gesti; e anzi attendeva come una liberazione l’arrivo di leader politici abbastanza sboccati, arroganti e scorretti da far sentire finalmente rappresentati elettori che non si sentivano tali. Alla radice del populismo c’è la risoluzione, almeno apparente, di un complesso di inferiorità che le élite tradizionali (di sinistra ma anche di destra) pretendevano di “curare” con l’educazione civile e il miglioramento del livello culturale di massa. Al netto di ogni possibile paternalismo, era quella la strada maestra della politica: si deve studiare, si deve imparare, si deve migliorare. Poi arriva uno che rutta il primo giorno di scuola e dice: d’ora in poi ruttate pure senza problemi. E lo portano in trionfo.