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 2016  maggio 15 Domenica calendario

I manager italiani della Thyssen sono già in galera, quelli tedeschi no. C’è un problema


Due Stati e due modi differenti di pesare le condanne per le vittime della Thyssen: dopo quasi nove anni dal tragico rogo nell’acciaieria torinese dove morirono sette operai per colpa della mancanza di misure di sicurezza, esiste adesso il concreto rischio che gli imputati ricevano trattamenti diversi a seconda che si trovino in Italia o in Germania. A prescindere dalla pena stabilita dai giudici italiani della Cassazione venerdì, è possibile che per gli amministratori tedeschi della Thyssen il verdetto venga modificato al momento dell’applicazione. L’ordinamento del loro Paese potrebbe prevedere pene inferiori a quello italiano. Qualche avvocato della difesa azzarda l’ipotesi che le condanne possano risultare addirittura dimezzate alla conclusione del nuovo mini processo che si celebrerà fuori dal nostro Paese. I prestigiosi uffici legali, perciò, sono già al lavoro. L’ex amministratore delegato di Thyssen, Harald Espenhahn, condannato a 9 anni e 8 mesi, e il dirigente Gerald Priegnitz, condannato a 7 anni, sono entrambi residenti in Germania e lì sconteranno la condanna come prevedo gli accordi in vigore tra i due Paesi. Per il reato di omicidio colposo aggravato pare sia stabilito un tetto massimo edittale di cinque anni di reclusione. «In questo caso – spiega l’avvocato Ezio Audisio, legale di Harald Espenhahn – l’esecuzione avviene secondo le norme del Paese dove viene espiata la pena». La procura generale di Torino sta preparando in queste ore il Mae, il mandato di cattura europeo. E negli uffici giudiziari si minimizza il rischio che i responsabili tedeschi della tragedia Thyssen possano subire un trattamento meno punitivo: è possibile che le condanne siano ritoccate ma è anche vero che in Italia per ogni anno trascorso in carcere vengono abbuonati tre mesi. E dopo quattro anni si può chiedere l’affidamento in prova. Non è detto che altrove sia lo stesso.Una disparità di trattamento invece è già evidente: la procedura che porterà in carcere Espenhahn e Priegnitz richiederà diversi mesi. I quattro imputati italiani, invece, ieri mattina si sono consegnati spontaneamente nei commissariati di polizia e sono stati accompagnati in cella: Marco Pucci e Daniele Moroni a Terni; Cosimo Cafueri e Raffaele Salerno a Torino. «Hanno scelto di evitare la cattura e sono stati molto dignitosi – spiega Audisio – resta ferma la loro convinzione di aver subito una condanna sproporzionata». All’indomani della condanna si sono scatenate le polemiche contro Antonio Boccuzzi, accusato su Facebook di aver sfruttato mediaticamente la tragedia.