15 maggio 2016
Fuga dalle Borse mondiali: da inizio anno gli investitori hanno ritirato 90 miliardi di dollari • La Pfizer non venderà più i suoi farmaci per l’iniezione letale • Cinquanta donne rivelano le umiliazioni subite da Trump • Il richiamo di Bergoglio su cani e gatti: «C’è chi ama più loro del prossimo» • Alle riunioni di lavoro gli italiani si distraggono, i finlandesi stanno zitti, i giapponesi studiano a memoria l’ordine del giorno • Pappa al pomodoro per i reali giapponesi in visita a Firenze
Borse Da inizio anno gli investitori hanno ritirato 90 miliardi di dollari dai fondi azionari. Nella fuga dalle Borse mondiali pesano i timori per la frenata dell’Asia, la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Europa, le nuove elezioni spagnole, le presidenziali Usa. Chi non vuole avere a che fare, in questa fase, con indici e titoli, di volta in volta preferisce in parte obbligazioni - meglio se governative -, oppure come accade in Europa prodotti alternativi o che scommettono sul mattone. Torna alla ribalta anche l’oro, bene rifugio per eccellenza, la cui richiesta nel primo trimestre è salita del 21%. Secondo una ricerca una ricerca di Bank of America Merrill Lynch nelle ultime 5 settimane l’emorragia di denaro dalle Borse è stata pari a 44 miliardi di dollari, ossia 39 miliardi di euro: un periodo del genere - sottolineano gli analisti - non si vedeva dall’agosto del 2011 (Spini, Sta).
Iniezione letale La Pfizer si è autoesclusa dal business della morte inflitta con i suoi farmaci nei 32 Stati americani che ancora applicano la pena di morte. Per ottenerli, gli Stati che ancora si ostinano a usarli dovranno farseli preparare da farmacisti che mescoleranno privatamente e spesso illegalmente gli ingredienti o, colmo del paradosso, tentare di ottenerli per contrabbando da India o Cina. Dunque dovranno violare la legge. L’Oklahoma sta considerando la possibilità di ricostruire le camere a gas su scala più ampia, chiudendo il condannato in una camera stagna dove pompare azoto puro invece di ossigeno fino alla morte. E in tre Stati, Delaware, Washington e New Hampshire, l’irreperibilità dei farmaci introvabili ha fatto ricordare che la forca non era mai stata bandita. Nello Utah, il presidente dell’assemblea legislativa, dopo avere ripetuto che «se c’è la pena di morte deve esserci un fottuto metodo per eseguirla», ha riesumato il plotone di esecuzione (Zucconi, Rep).
Trump Il New York Times ha intervistato cinquanta donne che negli anni hanno avuto a che fare con Donald Trump. Ne viene fuori il ritratto di un uomo arrogante, volgare, prepotente, che gode soprattutto a umiliare la vittima di turno. Ad esempio nel 1990, durante una festa con 50 modelle e una trentina di uomini nella sua residenza di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, Trump si invaghì di una «new entry» che non conosceva, Rowanne Brewer Lane. La portò in camera, ma non cercò di fare sesso con lei. Le fece indossare un bikini e poi la riportò nella festa, esibendola come una sua nuova conquista, una «Trump girl». Più amara la storia finale, anch’essa rivelatrice di un gusto per la prevaricazione, più che per la lussuria: nel 1996 Alicia Machado vinse il concorso di Miss Universo, un’organizzazione acquistata anni prima da Trump per poter avere sempre donne da passerella, bambole perfette, attorno a sé. Subito dopo Alicia ingrassò. Il miliardario, prendendo la cosa come una specie di offesa personale, la ribellione di una donna-oggetto, cominciò a sbeffeggiarla in pubblico. La Machado ha raccontato che, umiliata, chiese all’organizzazione del concorso di aiutarla a dimagrire: la chiamarono a New York, la misero in un bell’albergo, organizzarono sedute di attività fisica per farle perdere peso ma, quando arrivò la prima volta in palestra, trovò Trump che aveva chiamato 90 giornalisti. Assediata dalle telecamere, disse all’immobiliarista di non voler essere ripresa. «Non mi importa» fu la secca risposta. Alicia ha passato i 5 anni successivi oscillando tra anoressia e bulimia. Nell’inchiesta c’è un po’ di tutto: anche donne che hanno giudicato corretti e positivi i loro rapporti con Trump (che, intervistato, ha negato molte delle malefatte attribuitegli). Ci sono poi ragazze che, pur essendo fuggite per le umiliazioni, sono poi tornate nel «clan» per i vantaggi economici o di carriera. E la figlia Ivanka non è la prima donna stimata da Trump come manager alla quale lui ha dato ampi poteri: negli anni Ottanta nominò capo delle costruzioni Barbara Res. Fu dura, racconta lei oggi: «Mi diceva: le donne sono inferiori agli uomini, ma quando ne capita una in gamba è meglio». La Res, comunque, resistette 15 anni: fu lei a dirigere la costruzione della Trump Tower (M. Ga., Cds).
Animali 1 Il sabato la catechesi giubilare del Papa ruota attorno ai vari aspetti della misericordia, stavolta Francesco si sofferma sulla pietà «che non va confusa con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro» e neppure «con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi: accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli». Ed è qui che Francesco alza lo sguardo dal discorso scritto e considera a braccio: «Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiuto il vicino, la vicina che ha bisogno... No, eh? D’accordo?». Non è la prima volta che Francesco si sofferma su questo paradosso. Due anni fa deplorava quei matrimoni «che non vogliono avere figli, che vogliono rimanere senza fecondità» fino ad esclamare: «Ma forse è meglio, è più comodo avere un cagnolino, due gatti, e l’amore va ai due gatti e al cagnolino!». Il problema è l’atteggiamento verso il prossimo umano e non gli animali domestici. La pietà in Gesù è «condividere la tristezza di chi incontra e operare per trasformarla in gioia». Sul suo esempio, ha spiegato Bergoglio, «siamo chiamati a scuoterci di dosso l’indifferenza che impedisce di riconoscere le esigenze dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale». Francesco, del resto, è il Papa che ha scelto il nome del santo di Assisi e alla custodia del creato, animali compresi, ha dedicato l’enciclica Laudato si’ , fino a chiedere una «conversione ecologica» e scrivere: «Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data... Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi» (G. G. V., Cds).
Animali 2 Il rapporto tra fede cristiana e mondo animale è complesso e per certi versi irrisolto. In un’altra catechesi, il 26 novembre 2014, Francesco aveva parlato del Paradiso: «È bello pensare al Cielo. Tutti noi ci troveremo lassù, tutti. La Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio». Si dice — ma il racconto non ha mai trovato conferma — che Paolo VI avesse consolato un bambino in lacrime per la morte del suo cane dicendogli: «Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo». Anche Giovanni Paolo II disse in un’udienza del 1990: «Alcuni testi sacri ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio». Una prospettiva che Benedetto XVI — del quale peraltro è noto il grande amore , in particolare, per i gatti — sembrò sbarrare durante un’omelia di sei anni fa: «Nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla Terra...» (ibidem).
Riunioni La Bbc ha pubblicato una carrellata di usi e (mal)costumi nel mondo a proposito delle riunioni di lavoro. I cinesi hanno molti cellulari e in riunione li usano contemporaneamente, schierandoli sul tavolo senza vergogna. I giapponesi studiano a memoria l’ordine del giorno. I finlandesi tacciono (stare zitti da loro è considerato un segno di grande intelligenza, al contrario dell’America, dove è meglio intervenire, a costo di dire sciocchezze: il silenzio è giudicato molto più stupido). Italiani, spagnoli e francesi amano le interruzioni. Tedeschi e svizzeri sono puntuali (Serra, Cds).
Reali giapponesi Il principe Akishino, secondo in linea di successione al trono del Giappone, nella sua visita ufficiale a Firenze con la consorte, la principessa Kiko, dopo aver fatto visita a musei, piazze e palazzi storici ha pranzato con pappa al pomodoro, perle di burrata, vellutata di basilico fresco, mezzi paccheri con zucchine, pesto di fiori di zucca, ricottina salata ecc. (Gasperetti, Cds).
(a cura di Roberta Mercuri)