Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 14 Sabato calendario

Tutti i problemi dei sindaci 5 Stelle, elencati qui

“Siamo sindaci di frontiera, dobbiamo risollevare le città dalle macerie. Anch’io ho ricevuto un avviso di garanzia, ma è già tutto archiviato. Pensate che disastro se mi fossi dimesso”. Fabio Fucci è l’unico, tra i sindaci Cinque Stelle, ad ammettere che il rischio di inciampare nella giustizia si corre appena infilata al collo la fascia tricolore. Come a Parma per Pizzarotti, come a Livorno per Nogarin: è capitato anche a lui, che pure ha fatto di quell’aggettivo che gli hanno appioppato le intercettazioni di Mafia Capitale (“Incorruttibile”) la bandiera del suo mandato a Pomezia, la cittadina laziale che guida dal 2013.
Quello di Fucci è un avvertimento agli altri 14 sindaci del Movimento rimasti “in frontiera”. Erano 18. Uno, Pizzarotti, l’hanno sospeso ieri. L’altra l’hanno persa a gennaio, dopo un tira e molla di cui ancora oggi pagano il conto: Rosa Capuozzo, eletta a Quarto, espulsa per la sua ritrosia ad ammettere di aver ricevuto pressioni da un consigliere comunale indagato. Un altro era caduto a Gela un mese prima: Domenico Messinese, immortalato al fianco dell’esponente Ncd con cui aveva stretto un accordo per il ballottaggio e improvvido sostenitore degli affari dell’Eni. Un anno prima toccò a Marco Fabbri, Comacchio: espulso per essersi candidato alle elezioni indirette della nuova Provincia. “Governare non è fare opposizione sui tetti di Montecitorio – ha detto ieri –. Questo è un Movimento senza regole, inventate e applicate di volta in volta a piacimento”.
Eppure Fabbri, nella classifica stilata dopo le Europee del 2014, era piazzato bene: i vertici M5S avevano pensato di verificare se nei luoghi governati da M5S la percentuale di voti fosse sopra la media nazionale. Successe ovunque, tranne a Parma. Il migliore risultò Mario Puddu, sindaco di Assemini, 10 chilometri da Cagliari. Eppure anche Puddu qualche gatta da pelare, dopo, l’ha avuta. Tre consigliere comunali lo hanno accusato di aver nominato consulenti dei professionisti in conflitto d’interessi (e sono state espulse) e ha avuto un misunderstanding con la Corte dei conti: lo avevano convocato per alcuni chiarimenti, ma non si era presentato all’incontro perché gli uffici comunali non glielo avevano comunicato.
Non di rado capita che gli amministratori grillini finiscano vittime dei loro stessi precetti. È accaduto a Bagheria, con il caso della abitazione abusiva del sindaco Patrizio Cinque: proprio lui si era fatto paladino delle demolizioni senza se e senza ma. Idem a Ragusa, dove una assessore si è dimessa perché non ha retto alle polemiche per l’assunzione del marito in una coop che lavora per il Comune. Ma va detto che, a tre anni dall’elezione, il massimo di polemica in cui il sindaco Federico Piccitto è finito sono i 33 mila euro per il concerto ibleo di Claudio Baglioni. Praticamente indenni anche a Venaria, Sedriano, Augusta, Mira, Sarego, Montellabate, Pietraperzia.
Facile se il bilancio da far quadrare è a livelli di condominio. Ma per ora regge sereno, al netto degli spintoni del dipendente di una partecipata, anche il sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino, che ha dovuto vedersela col porto, la centrale Enel e col progetto di un inceneritore di armi chimiche. A qualche ora di traghetto, il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler non ha alzato barricate contro l’ipotesi che i razzi Vega vengano testati sul territorio cittadino. Era troppo preso, secondo la versione della consigliera comunale Paola Conticelli, a prendersela con lei, colpevole di avere una relazione con un giornalista non tenero con la Giunta.