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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Il caso di Lodi si può scrivere in 500 battute

Trinity Mirror, editore inglese, a fine febbraio aveva lanciato un nuovo giornale, This Day. Idea affascinante, un quotidiano nazionale, solo cartaceo, conciso, di facile lettura, tante notizie, pochi commenti ma centrati, moderno, allegro, pensato per chi ha poco tempo. Voleva riconquistare alla carta stampata vecchi lettori di qualità e molti giovani, senza affiliazioni politiche, solo analisi oggettive: 50 pence. Un’alternativa onesta ai pomposi «giornaloni» che da anni per difendere l’indifendibile Classe Dominante hanno praticato pessimo giornalismo embedded. Io a This Day ci ho creduto.
Dopo nove settimane ha chiuso. Motivazione: «Grande soddisfazione dei lettori per il prodotto, ma erano troppo pochi». This Day aveva uno slogan bellissimo, «La vita è breve, viviamola bene», purtroppo è stato profetico. Eppure, credo che editori e giornalisti di qualità qualcosa debbano fare, prima di gettare la spugna, passare al «tutto online», iniziare un altro lento declino, infine cadere nelle orrende braccia di Google.
Perché non tornare all’antica? Notizia secca, commento onesto. Esempio. Caterina Uggè, Lodi, impiegata comunale, frequenta un corso anticorruzione voluto dal Governo, quando si accorge che il sindaco, Simone Uggetti, vuole obbligarla ad approvare un bando di gara taroccato, va in procura, denuncia il fatto. Il magistrato indaga, scopre che è vero, il sindaco tenta di inquinare le prove, per questo viene messo in galera. Cittadina esemplare Caterina Uggè, preso con le mani nel sacco il sindaco, magistrato che applica semplicemente la legge. Tutto limpido.
Siamo un paese corrotto fino alle midolla, soprattutto nei nostri vertici politici, economici, intellettuali, lo sappiamo, anche se lo nascondiamo. Noi avevamo l’opportunità di raccontare questa storia come era avvenuta, esaltare l’eroina (l’impiegata), apprezzare chi ha fatto il suo dovere (il magistrato), stigmatizzare il cattivo (il politico). Invece, no, la maggioranza dei giornali trascura l’eroina, stigmatizza la «guardia», fa passare il «ladro» per vittima. Pensiamo forse che i lettori non sappiano riconoscere le guardie dai ladri? Che fa un lettore perbene? Prima si disamora, poi non compra più i giornali.