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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Storia del rossetto in un libro fotografico

Forse è il gesto più naturale che viene in mente quando si parla di make up e, nello stesso tempo, uno dei primi che vezzose bambine desiderose di crescere fanno quando curiosano nel beauty della mamma. Stendere il rossetto, però, è un atto fortemente identitario e anche rivoluzionario, perché mette subito in chiaro, rosso su rosso o rosa su rosa, cosa e come si vuol essere quel giorno. Il rossetto è una firma, incerta, assertiva, sottile o allusiva. Una traccia che è una scrittura in costante trasformazione, fisica e mentale. Proprio per questo Jerome Sans e Marla Hamburg Kennedy hanno deciso di dedicargli il libro “Lipstick Flavor. A Contemporary Art Story with Photography”, pubblicato da Damiani Editore.
Sulle pagine scorrono immagini dove il belletto in questione è protagonista assoluto o comparsa fondamentale, incornicia i sorrisi di donne bellissime, ma si stende anche provocatorio sui loro corpi, accentua, a volte, le rughe di signore anziane che non potrebbero vivere senza il loro personalissimo tocco di rosso, bacia bicchieri, stoffe o carta e spicca, anche, tra le barbe di qualche uomo. «Se fosse possibile mi piacerebbe poter appendere nel salotto di casa tutte le foto che appaiono nel volume», afferma convinto uno degli autori, Jerome Sans, critico d’arte, curatore e musicista. 
LA TRACCIA
Più di trenta sono gli artisti presenti in questa galleria tenuta insieme da una traccia indelebile di lipstick, che ripercorre gli ultimi trent’anni della fotografia. Tra loro Nobuyoshi Araki, Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, Hans-Peter Feldmann, Jessica Craig-Martin, Catherine Opie, Laurie Simmons, Alex Prager e Martin Parr, solo per citarne alcuni. Il viaggio in punta di labbra non ha un vero inizio né una vera fine. «Ogni foto è una sorta di ossessione – spiega sempre Sans – Abbiamo voluto dar vita a un libro che fosse un’odissea visiva, nata da una scelta puramente soggettiva e spontanea di immagine iconiche. Dietro non c’è alcun intento cronologico o scientifico, ma solo tanta curiosità fresca e impertinente e la voglia di trasmetterla in un linguaggio immediato e che saltasse all’occhio. Si tratta di poter vagare visivamente e in modo originale tra mondi di solito lontani e con una distanza tra loro non ben delineata. Ci piaceva l’idea di viaggiare tra le diverse estetiche che il contemporaneo racchiude in sé». 
Gli autori raccontano anche che il rossetto ha un carattere decisamente ossessivo in tutta la storia dell’arte, perché dentro un oggetto dalle dimensioni così ridotte da essere uno dei più classici feticci da borsetta di una donna ci sono «una variazione infinita di desideri, di espressioni, di piaceri». Non a caso, nella carrellata di immagini, appaiono anche spesso labbra sbafate e, forse, una delle foto più significative è quella di Martin Parr che ritrae una tazza da colazione, sulla quale campeggia la scritta Coca-Cola e lo stampo di due labbra dipinte di un audace rosso. Una sorta di flashback di una contraddizione in termini, laddove la colazione mattutina si sposa con l’effervescenza della nota bevanda, poco adatta al buongiorno, e con una nuance di trucco generalmente consigliata per la sera. La ribellione insita nel semplice scatto, però, è anche addolcita da una rassicurante tovaglia a quadretti, che riporta in mente le merende a casa della nonna. 
CARATTERISTICHE
Proprio per la trasformazione che il rossetto blandisce come sua bandiera, Jerome Sans ammette che «Non esiste il colore perfetto, ma solo l’atteggiamento di indossarlo o meno, cambiando la storia e le storie personali di ognuno, oltre che il colore naturale delle labbra. E trovo che questo sia molto rock». Il fatto che non sempre le foto mostrino donne affascinanti e dal trucco impeccabile è, poi, fondamentale, perché «arte e bellezza sono collegati da sempre, ma allo stesso tempo sono gemelli e nemici». L’opera va, dunque, oltre le restrizioni, seguendo l’ossessione per le labbra «che possono dire tutto anche quando sono serrate e sanno dare al volto e a tutto ciò che le circonda una e mille altre dimensioni». 
La bocca, come appare nell’introduzione di Lipstick Flavor, al di là che appartenga a una donna, a un uomo o a un trans, a prescindere che sia sorridente o che sia sul punto di urlare, è davvero l’elemento che esprime più di tutto in una foto e riesce a fissare un attimo o un’emozione meglio di qualsiasi altra cosa, lasciando un alone di indefinitezza e mistero. Perché, in fondo, per quanto stendere il rossetto possa essere un gesto meccanico e ripetitivo è anche un atto sempre e decisamente affascinante.