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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Tutti pazzi per Zalone anche al Salone del libro

«Ma tu, a parte carabinieri e finanza... come stai messo con Equitalia?». Ridono tutti in sala, ma la battuta, che fa ancora più ridere per il forte accento pugliese, non la fa Checco Zalone: la fa Luca, quindicenne di Fasano che prende il microfono in una platea di 600 persone che hanno fatto un’ora e mezza di coda per sentire il comico al Salone del Libro. Seicento, perché è la capienza massima della sala: sono quasi duemila quelle rimaste fuori. È l’effetto Zalone, tutti che vogliono vederlo, parlargli, scattargli una foto, tentare di avvicinarlo per un selfie. Sono soprattutto ragazzi, giovanissimi, un colpo d’occhio alle poltrone e l’impressione è che l’età media possa essere sotto i diciotto anni. 
«Perché Checco per me è il più grande, non ci sono altri supereroi, dice Luca. «Che cosa provo? Frustrazione, mi chiedo cosa ci faccio io qui. Non ho niente di intelligente da dirvi, quando mi viene qualcosa ve lo dico»: Checco esordisce così, sembra sinceramente imbarazzato, ma non dal bagno di folla a cui ormai è abituato, semmai dal contesto. Si parla di libri, si parla di cultura, ed essere anti-intellettuale, dissacrante ogni volta che si vola troppo alto, è il suo marchio di fabbrica. È il mondo intellettuale che si divide: un genio, una maschera comica degna di Totò, o solo trash? Il direttore del Salone Ernesto Ferrero non ha dubbi quando lo presenta: «Ci vuole una grande cultura e una grande intelligenza per creare il suo personaggio». Gianni Canova, che lo difende a spada tratta dalle critiche e lo racconta nel libro intervista «Quo chi? Di cosa ridiamo quando ridiamo di Checco Zalone» parla dell’ultima pellicola addirittura come di un «film politico». 
«Canova lo stimo tantissimo ma non acquistate questo libro, perché non ne vale assolutamente la pena, io non ho manco una provvigione», Zalone poteva rispondere solo così. 
Tante risate, d’accordo; ma serio, tra una classica imitazione di Vendola, una canzone al pianoforte che «per caso» gli hanno fatto trovare sul palco, Zalone lo sa diventare. Molto serio, quando risponde alle domande del pubblico: all’attrice che gli chiede consigli «perché io avuto un colpo di fortuna, non me la sento di dare consigli a nessuno», e gira la domanda al suo produttore Pietro Valsecchi. Quando ripercorre gli esordi, il primo contratto con Zelig e il primo assegno di una certa consistenza che gli misero in mano: «Erano 3 o 4 mila euro, ma per me era una cifra. ora è quello che Valsecchi dà al suo cagnolino per andarsi a prendere da mangiare». 
Serio, serissimo, quando strappa l’ultimo applauso alla platea. La domanda di una donna del pubblico: «Lei è descritto qui come una persona estremamente colta e sensibile, ma l’immagine del suo personaggio nei suoi film è estremamente diversa. Non pensa che a volte il personaggio sia preso veramente come esempio per i nostri giovani?». La risposta: «Premesso che è esagerato definirmi colto e geniale, quale sarebbe il problema? Checco uccide nei film? Stupra? No. E allora, che ben venga l’emulazione».