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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Ancora Djokovic, ma lo spettacolo è un’altra cosa

L’amico giornalista, che non desidera essere citato perché dedito ad argomenti più seri del mio gioco, era giunto in tribuna stampa male informato. Aveva infatti letto su un paio di quotidiani che il match più importante del torneo fosse un quarto di finale del singolare, tra Djokovic e Nadal. «Giocheranno forse meglio Murray e Goffin» mi ero permesso di informarlo, e avevo aggiunto, alla sua sorpresa, che Murray era sì scozzese ma antibrexit, quindi non necessariamente maniaco dei campi in erba. E aggiungevo che Goffin, belga, stava ribadendo le glorie di due dimenticati talenti dei miei tempi, Washer e Brichant, il tennista cestista. Assistiamo dunque al primo quarto di finale, a un tennis molto brillante, con ripetute varianti al solito titoc- titac, e, dopo un set in cui Murray sommerge il belga, i due cominciano a sovvertire la legge del servizio, e colpiscono tanto efficacemente rimbalzi e volèe che dalla metà del secondo riescono in 5 reciproci break, alla fine dei quali passa con un 7-5 lo scozzese. Scozzese, ricordo, cresciuto a Barcellona, la migliore università dell’Unione Europea.
Dopo un ottimo piatto di pasta presso Eataly, ritorniamo al Centrale, gremitissimo dai tifosi di Nadal che forse ancora soverchiano quelli del campione del mondo, Novack Djokovic. Richiesto dal collega, mi permetto di informarlo che Nadal non è più quello di due o tre anni fa, per aver smarrito muscolatura, e quindi esplosività di un colpo tutto suo, un diritto che io chiamo uncino, alcuni sventaglio, altri inside-out. Assistiamo all’inizio, con il campione del mondo che non sembra affatto tale, e spiego all’amico che, ieri sera, contro tale Bellucci, un brasiliano che vale circa il n.40 del mondo, Djokovic ha avuto molte difficoltà. Il mio amico rimane per un po’ silenzioso, e poi, dopo aver visto Djokovic che perde tre games di fila, e una valanga di punti – per la precisione 12 su 16 – mi domanda se sia normale, o se il serbo di oggi sia simile a quello di giovedì. Mentre Djokovic inizia la sua rimontina, con un tragico game di 16 punti costellato di errori, l’amico si distrae verso la tribuna vip per domandarmi: «Li conosci, per caso, quei due vecchi signori che non battono mai le mani? Saranno diplomatici, o inesperti di tennis». Mi rendo allora conto che si tratta di Manolo Santana e Nicola Pietrangeli, e rispondo: «Sono due ex grandi campioni, e non battono le mani perché se ne intendono». «Non esageri?», domanda l’amico, e come gli rispondo che fatico ad entusiasmarmi per ragioni emotive, quando due giocano tanto male, sorride, e mi ricorda di non essere così pessimista, se desidero essere letto. Poiché possiede sicuramente un livello giornalistico superiore al mio, decido di ricordare che il pur incostante Nole di oggi ha strappato la battuta a Nadal nel 12° game del primo set, e da 3-5 nel secondo trova la concentrazione per issarsi al tiebreak e vincerlo 7-4. Sono certo deluso quanto l’amico per non essermi entusiasmato quanto molti degli spettatori, ma non posso evitar di rendere noto che gli errori secondo le mie spesso distratte statistiche, assegnano a entrambi più errori gratuiti che punti vincenti: 30 a 27 per Djokovic, 32 a 24 per Nadal.
Risultati quarti: Murray b. Goffin 6-1, 7-5; Djokovic b. Nadal 7-5, 7-6; Pouille b. Monaco rit. Donne: S. Williams- Kuznetsova 6-2, 6-0.