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 2016  maggio 14 Sabato calendario

Chi era Mustafa Badreddine, il comandante temuto da Israele

L’intera suburra libanese, la cosiddetta banlieue, s’è stretta intorno alla bara avvolta nel drappo giallo di Hezbollah con i resti di Mustafa Amin Badreddine, l’ultimo dei comandanti che, a metà degli anni Ottanta, col sostegno dell’Iran, hanno fatto della milizia sciita libanese, oltre che un partito, una forza militarmente temibile ed efficiente.
Non a caso, Badreddine sarà sepolto accanto al cugino e cognato, Imad Moughniyah, di cui nel 2008 aveva preso il posto come capo del braccio armato di Hezbollah, dopo la morte di Moughniyah in un attentato al centro di Damasco. Attentato generalmente attribuito a Israele. La capitale siriana, nei cui meandri i servizi israeliani si muovono a loro agio, è stata fatale a entrambi. Ma se Moughniyah è stato l’artefice della lunga stagione dei rapimenti a Beirut e degli attentati contro i contingenti militari occidentali intervenuti in Libano per garantire una pace impossibile, vicende che hanno caratterizzato gli anni Ottanta, qual era il ruolo, oggi, di Badreddine?La risposta di un giovane partecipante al funerale non deve stupire: «Senza Badreddine, Daesh sarebbe già qui». E per Daesh intendeva non solo l’Is ma la coalizione di gruppi radicali sunniti e di servizi segreti stranieri che intende punire Hezbollah per il sostegno al regime di Assad nella guerra che sta distruggendo la Siria. In altre parole, senza Mustafa Badreddine, nominato anche capo delle operazioni speciali all’estero, Hezbollah non sarebbe andato a combattere in Siria.
C’era lui, dicono, ad accompagnare il leader del ramo libanese del Partito di Dio, Nasrallah, all’incontro decisivo con Assad in cui sono state stabilite le modalità d’intervento, il ruolo e le regole d’ingaggio delle formazioni Hezbollah.
E c’era ancora lui, Badreddine, alla riconquista di Qusayr, la città siriana nei pressi del confine libanese da cui nel 2003 i ribelli sono stati cacciati via, rilanciando in questo modo le possibilità del regime di non subire un’umiliante sconfitta.
Da allora le milizie sciite libanesi, seppure in coalizione con i pasdaran iraniani, le milizie irachene e l’aviazione russa, hanno contribuito in maniera decisiva a puntellare le forze armate rimaste fedeli al regime ovunque affiorassero pericolosi sintomi di disgregazione. Fino alla clamorosa inversione di tendenza avvenuta dopo l’intervento dell’aviazione russa nel nord del paese, con la riconquista di vaste aree considerate ormai perdute.Hezbollah, che considera l’intervento in Siria non come una pericolosa avventura ma una vera e propria guerra per la propria sopravvivenza, si è anche affacciato al confine tra Siria e Israele, sulle alture del Golan, lato siriano, facendo scattare l’allarme negli alti gradi dell’esercito israeliano. I quali hanno temuto e temono un allargamento del fronte dal Sud del Libano, dove Hezbollah già controlla il territorio, al vicino Golan siriano.Tutto questo porta la firma di Badreddine e, probabilmente, rappresenta la causa ultima della sua morte.
L’aspetto paradossale di questa sfida mortale è che mentre Badreddine svolgeva il suo ruolo di comandante in capo della spedizione Hezbollah in Siria, il Tribunale Speciale per il Libano, decideva di processarlo in contumacia, in quanto accusato di essere la mente dell’attento che il giorno di San Valentino del 2005 uccise Rafiq Hariri ed altre 21 persone. Processo tuttora in corso.
«Non ve lo daremo mai», aveva promesso sprezzante il capo di Hezbollah, Nasrallah. E infatti, dopo l’atto d’accusa emesso dai magistrati del Tribunale Speciale per il Libano, di Badreddine e dei suoi complici s’erano, come sul dirsi, perse le tracce. D’altro canto sperare che il vertice del Partito di Dio consegnasse al nemico, perché tale è sempre stato considerato il Tribunale speciale, uno strumento del «grande complotto sionista e americano contro la Resistenza», sarebbe stato da ingenui o da ignoranti delle cose libanesi.
Perché accusare Badreddine, per il peso e il prestigio dell’uomo all’interno dell’organizzazione, era come accusare Nasrallah, e forse di più: era come accusare l’intero partito.