La Gazzetta dello Sport, 14 maggio 2016
Gli analisti politici si esercitano da giorni sul caso Cinquestelle: inflessibili con chiunque non grillino risulti anche solo indagato, i pentastellati tentennano parecchio quando nelle chele delle Procure finiscono i loro amministratori

Gli analisti politici si esercitano da giorni sul caso Cinquestelle: inflessibili con chiunque non grillino risulti anche solo indagato, i pentastellati tentennano parecchio quando nelle chele delle Procure finiscono i loro amministratori. A meno che con questi amministratori non vi sia già stata rottura politica. Quindi, difendono il sindaco Nogarin, indagato a Livorno, intimandogli di «resistere» (e lui resiste), sospendono invece dal partito e si preparano a buttarlo fuori tra dieci giorni Pizzarotti, sindaco di Parma, che ha ricevuto un avviso di garanzia. Ha scritto Stefano Folli: «La verità è che i Cinque Stelle sono obbligati a confrontarsi, per la prima volta seriamente, con il principio di realtà. Nel momento in cui i sondaggi li collocano fra il 25 e il 28 sul piano nazionale; mentre sembrano a un passo dal conquistare il municipio della capitale e amministrano un certo numero di città, ecco che si espongono ai passi falsi, agli errori, alle trappole. Magari anche alle tentazioni. Essere indagati non significa essere imputati e tanto meno condannati. Tuttavia sono loro ad aver sovrapposto i piani, quando conveniva per rastrellare i voti. Invece oggi vorrebbero recitare due parti nella stessa commedia. Continuare a delegittimare gli avversari con un’aggressiva linea anti-sistema e al tempo stesso presentarsi come un’opposizione quasi tradizionale: un partito che quando incappa in un incidente di percorso si rimette alla magistratura e attende con serenità che l’inchiesta faccia il suo corso, infastidito che altri strumentalizzino il caso».
• Non si potrebbe dir meglio. Ma comincerei dal caso più fresco, quello di Pizzarotti.
Ieri è stato sospeso dal partito, col solito comunicato alla Robespierre che Grillo ha postato sul suo blog. La sua colpa: ha ricevuto un avviso di garanzia a febbraio e non ha fatto sapere niente al partito, a cui invece vanno mandate le carte relative perché sia possibile ai dirigenti formarsi un giudizio autonomo sulla vicenda. Pizzarotti ha risposto con una conferenza stampa in cui dice di non riuscire a comunicare con i vertici del M5S, che alle sue richieste di un incontro non rispondono da mesi. Adesso ha dieci giorni di tempo per scagionarsi. Dopo di che lo butteranno fuori. A Casaleggio Pizzarotti stava sulle scatole. A Grillo pure.
• Perché?
In campagna elettorale aveva promesso che l’inceneritore a Parma non si sarebbe fatto. Quando s’è seduto nella stanza dei bottoni ha constatato che, in base agli impegni presi dalla giunta precedente, la rinuncia all’inceneritore avrebbe avuto costi altissimi, per una città già sull’orlo della bancarotta. Si tratta, appunto, del principio di realtà, col quale ti scontri per forza quando dalla posizione di oppositore a cui non va bene niente passi a quella di amministratore che, specialmente oggi, deve fare le cose facendo quadrare i conti. Ancora ieri Pizzarotti, che mi pare un sindaco ottimo, ha ricordato di aver ridotto il debito del 44% e portato la raccolta differenziata al 75%. La giunta è tutta schierata dalla sua parte. Se Grillo lo molla, o forse anche se Grillo non lo molla, il prossimo anno si presenterà alle elezioni con una lista sua. Scommetterei che sarà rieletto.
• Adesso perché lo indagano?
L’ipotesi è che abbia abusato del suo ufficio al momento della nomina di Anna Maria Meo a direttore generale del Regio e di Barbara Minghetti come consulente. Un escluso, come avviene praticamente sempre, ha fatto ricorso. La procura indaga per capire le procedure seguite. L’avviso di garanzia non è un’incriminazione, anzi: i giudici ti avvisano, a tua garanzia, che stanno indagando su di te. Come niente tra dieci giorni è finito tutto. Ma i grillini fanno l’ira d’Iddio, su questo caso, fingendo di non guardare in faccia nessuno dato che Pizzarotti non gli sta più simpatico.
• Invece per quanto riguarda Nogarin...
Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, è un grillino ortodosso. È nei guai, accusato di bancarotta fraudolenta, perché, essendosi trovato con la municipalizzata della Nettezza Urbana in dissesto, l’ha messa in concordato preventivo. Duecento lavoratori a rischio licenziamento, ma una mossa interessante e che tendenzialmente sarebbe da approvare dato che i dissesti delle municipalizzat pesano sulle tasche di tutti noi. I grillini qui stanno con Nogarin, benché si trovi in una situazione simile a quella di Pizzarotti (la storia della documentazione che Pizzarotti non ha inviato a Grillo è comica).
• Quanti sono i sindaci del M5S che hanno problemi con le procure?
Parma, Livorno, Pomezia, Gela, Bagheria, Quarto... Direi 13 su 17, se non ho sbagliato i conti. Diciamo che al Partito della Grande Moralizzazione le procure hanno già tagliato la prima fila della classe dirigente.