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 2016  maggio 12 Giovedì calendario

C’è un disegno divino su Buffon, scrive Sandro Veronesi

Tutto, nel destino di Gigi Buffon, sembra concepito per fare di lui una leggenda – a cominciare dal cognome, già reso famoso dal fortissimo Lorenzo, bis-cugino di suo nonno, che ha vinto 5 scudetti tra il 1950 e il 1963 con Milan e Inter. Troppe coincidenze, abbiamo imparato, non sono più soltanto coincidenze, ma diventano le tracce di un disegno divino: e qualunque sia il dio che si diverte a guardare il calcio, non c’è dubbio che a Gigi Buffon abbia riservato molta attenzione.
Acquistato a 13 anni dal Parma come centrocampista, si ritrova in porta per caso – per l’assenza simultanea dei portieri della sua squadra. Sempre per caso, a 17 anni debutta in Serie A per il forfait del portiere titolare Bucci e per i dubbi di Scala sul vice Nista, che comunque lo precedeva nella gerarchia della squadra. E via e via e via, di caso in caso, di record in record, fino a mettere insieme il curriculum forse più ricco della storia del calcio italiano – probabilmente ineguagliabile. Non solo: l’impressione che ci siamo fatti, ormai da parecchio tempo, è che Buffon sarebbe stato il numero 1 in qualsiasi sport cui si fosse dedicato, dal ping pong ai 400 metri ostacoli – e se ha fatto il portiere è proprio per l’impegno profuso da quel dio appassionato di calcio che lo seguiva fin da quando era bambino.
Non deve perciò sorprendere nessuno il fatto che Buffon s’incammini verso il record di longevità pieno di voglia e di speranze né che punti realmente, realisticamente, a vincere – sul campo – il suo decimo scudetto, o la sua prima Champions League, o il suo primo titolo Europeo per nazioni, o il suo secondo Mondiale, o perfino quel Pallone d’oro che proprio ieri ha dichiarato di non avere ancora vinto esclusivamente per colpa sua. Buffon non ha mai detto né fatto le cose a vanvera, e abbiamo imparato che quando sogna una cosa, per il fatto stesso che la sogna lui, quella cosa diventa di colpo possibile.
E non dico nulla sui colori della sua maglia perché a credere che aggiungano leggenda a leggenda siamo soltanto in 14 milioni, mentre gli appassionati cui essa, la leggenda, appartiene, sono molti di più.