La Stampa, 12 maggio 2016
Le cene da Berlusconi erano «poco eleganti». Per questo Giampi Tarantini è stato condannato a sette anni di carcere. Una sentenza che neanche in Iran
Le cene, dice la sentenza, erano «poco eleganti». La sentenza è quella di condanna per Giampi Tarantini, l’amico di Silvio Berlusconi, nonché fornitore ufficiale di intrattenimenti notturni. Naturalmente le motivazioni spiegheranno per filo e per segno, e con grande finezza giuridica, perché Tarantini meritasse sette anni e dieci mesi di reclusione. Ma qua e là è stato interessante scoprire l’idea del mondo e della morale della magistratura barese, che ha steso la sentenza.
Dunque, i costumi di Berlusconi erano «reprensibili» (termine coniato per l’occasione, ndr). Le ragazze erano «avvenenti, provocanti, disinvolte, spregiudicate, disinibite» e «soprattutto giovanissime» e volevano «dare una svolta alle loro (talvolta a dir poco modeste) vite». Ed erano pure «animate dalla speranza (...) di essere “elette” (ironico? ndr) per trascorrere la notte in sua compagnia». E qui grande attenzione: «Consentendo a soddisfarne anche le più perverse pulsioni erotiche» e, doppia attenzione, «addirittura attraverso la consumazione di rapporti saffici». Sfugge a quale parte del codice risalga il giudizio sulle più perverse pulsioni erotiche, addirittura saffiche (nel giorno delle Unioni civili). Del resto il paragone coi codici iraniani appare ormai consunto; e forse, ormai, sgradito all’Iran.