La Gazzetta dello Sport, 12 maggio 2016
Abbiamo finalmente una legge sulle unioni civili, un provvedimento cioè che regola la vita di quelle coppie, omosessuali o eterosessuali, che vivono insieme e - relativamente alle coppie eterosessuali - non vogliono sposarsi

Abbiamo finalmente una legge sulle unioni civili, un provvedimento cioè che regola la vita di quelle coppie, omosessuali o eterosessuali, che vivono insieme e - relativamente alle coppie eterosessuali - non vogliono sposarsi. La Camera ha approvato definitivamente il testo ieri, dopo aver dato la fiducia al governo Renzi. Fuori dall’Aula varie organizzazioni gay hanno festaggiato. Dentro l’Aula, sui giornali, in tv e forse anche nel Paese è stato invece un profluvio di polemiche, politiche, civili, religiose, etiche. Renzi ha cantato vittoria, e a ragione, con un tweet: «Oggi è un giorno di festa». E ha poi ricordato Alessia Ballini, campionessa della lotta per i diritti omosessuali, morta di tumore a 41 anni nel 2011, sindaco di San Piero a Sieve e suo assessore alla Provincia di Firenze. Ricordiamo che si tenta una regolamentazione delle coppie di fatto, etero o gay, almeno dal 2007 (ieri qualcuno ha detto: da 28 anni), quando Rosy Bindi e Barbara Pollastrini presentarono il provvedimento noto come Dico, avversatissimo dalla Chiesa e che costò un grosso scivolone in Parlamento al governo Prodi. Nonostante le accuse, non c’è dubbio che Renzi mette a segno, con il varo di questa legge, un punto importante.
• Comincerei con lo spiegare che cosa la legge rende possibile.
Provvedimento diviso in due parti. La prima è dedicata agli omosessuali, la seconda agli eterosessuali. Le coppie omosessuali - se sono maggiorenni e non sposati - possono presentarsi all’ufficiale di stato civile in Comune e, davanti a due testimoni, redigere un contratto che li impegna reciprocamente. Hanno diritto di scegliere quale cognome o quali cognomi portare, possono testare uno in favore dell’altro, hanno il dovere dell’assistenza morale e materiale nei confronti del partner, l’obbligo della coabitazione ma non quello della fedeltà, possono testare uno in favore dell’altro e separarsi con procedure simili a quelle previste per il divorzio dei coniugati. Niente adozione del figlio del partner (stepchild adoption): non è prevista.
• E per gli eterosessuali?
Anche qui, bisogna essere maggiorenni e non sposati. Il patto di convivenza si stipula in comune davanti all’ufficiale di stato civile e con i soliti due testimoni. I due possono mettere i beni in comune, accedere alle graduatorie delle case popolari, essere nominati tutori del compagno o della compagna se questa si ammala, il partner può subentrare per cinque anni nell’affitto dell’appartamento e quanto ai figli, in caso di rottura del rapporto, si seguono le stesse regole della separazione e del divorzio. Le norme non entreranno in vigore prima di otto mesi, dato che il governo deve scrivere entro questo periodo di tempo i decreti attuativi. C’è però tutta una normativa transitoria che entrerà in vigore entro trenta giorni e che rende possibile una certa applicazione della legge già tra un mese.
• Quante sono le coppie omosessuali in Italia?
Secondo l’Istat duecentomila. Le associazioni gay dicono che molte sono nascoste, e azzardano un milione. In genere si ritiene che, preso un gruppo umano qualunque, il numero di omosessuali al suo interno oscilli tra il 6 e il 10%.
• Quali sono le ragioni delle polemiche?
Ci sono due questioni politiche. La prima riguarda il voto di fiducia, che Renzi ha preteso e che ha reso impossibili ulteriori emendamenti o miglioramenti alla legge. Il premier era convinto che se non avesse tagliato corto, gli oppositori sarebbero riusciti ad apportare qualche modifica, costringendo il ritorno del testo al Senato e l’avvio del solito su e giù che rende tanto difficile approvare le leggi in Italia. La seconda questione riguarda il ruolo dei verdiniani: hanno votato col governo, e questo modifica in qualche modo la natura della maggioranza. Brunetta vorrebbe che Renzi salisse al Colle, comunicasse a Mattarella l’avvenuto cambio e si presentasse poi in Perlamento chiedendo una nuova fiducia. Non ha torto, ma Verdini e i suoi dicono che non hanno interesse a diventare ministri o sottosegretari, dunque la faccenda si ridurrebbe a un rito puramente formale.
• E sul merito?
C’è l’anatema della Chiesa, espresso con veemenza da monsignor Galantino («il voto di fiducia è una sconfitta per tutti») e rincarato con forza da Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato «Difendiamo i figli», l’uomo che organizza i Family Day, e che adesso dice: «Renzi va fermato, a ottobre bisogna dire no al referendum costituzionale. Il ddl Cirinnà è una legge anticostituzionale, con un iter profondamente offensivo dei regolamenti e della Costituzione. Il percorso in Parlamento? Un vero atto di inciviltà democratica e arroganza politica». Queste organizzazioni cattoliche presenteranno un referendum abrogativo e la stessa cosa si accinge a fare il centro-destra. Salvini ha invitato i sindaci a non applicare la legge e Marchini dice che, se vince a Roma, lui di matrimoni civili non ne celebrerà. Sono dichiarazioni che vanno soprattutto a caccia dei voti cattolici. Un sindaco che si rifiutasse di applicare nella sua città la legge sulle unioni civili sarebbe infatti passibile di commissariamento.